La Banca Adige Po Credito Cooperativo di Lusia, oggi non esiste più, perché che dal gennaio 2013 è stata incorporata in Bancadria. Nel 2011, però, l'istituto è stato al...
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Il processo si incentrava sulla valutazione dei crediti in sofferenza, i cosiddetti non performing loans, un tema oggi di stretta attualità visti anche i problemi attraversati da istituti bancari ben più grandi, ma al tempo ancora non esploso. Il tutto, infatti, è riferito al bilancio della Bcc di Lusia del 2010, approvato in un'assemblea dei soci che si era tenuta il 23 maggio 2010, a Sanguinetto di Cerea. Per questo ad avviare l'inchiesta era stata la Procura di Verona. Dopo il rinvio a giudizio dei componenti del collegio dei sindaci e degli allora componenti del consiglio di amministrazione, 12 persone in tutto, nella prima udienza era stata sollevata ed accolta l'eccezione di incompetenza territoriale, visto che la sede della banca era proprio Lusia. Tutto è quindi approdato in Procura a Rovigo dove è sfociato in un processo solo lo stralcio relativo ai tre sindaci revisori.
Secondo l'accusa, «con l'intenzione di ingannare i soci o il pubblico», non si era tenuto conto di un documento della Banca d'Italia che aveva avviato da febbraio un'ispezione nel quale venivano riclassificate le quantità dei debiti nelle varie categorie: gli incagli, le sofferenze e non performing. Variazioni di svariati milioni di euro. Ma a pesare, soprattutto, l'ultima categoria, quella dei crediti inesigibili, che pesando per 9,7 milioni in più rispetto a quanto espresso nel bilancio avrebbero portato le perdite 1,5 milioni a oltre 11. Questioni tecniche complesse, che i tre avvocati, Valentino Fracasso di Milano, Giorgio Bariani di Verona e Francesco Berto di Badia hanno sviscerato nelle loro arringhe. Ottenendo, alla fine, un verdetto in linea con le loro richieste.
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Il Gazzettino