Battisti: «Italia arrogante Non mi scuso con nessuno»

Battisti: «Italia arrogante Non mi scuso con nessuno»
IL CASOROMA «Ha rotto la relazione di fiducia per rimanere in Brasile». Torquato Jardim, ministro della Giustizia, rivela alla Bbc Brasil i retroscena dell'esecutivo sul caso di...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
IL CASO
ROMA «Ha rotto la relazione di fiducia per rimanere in Brasile». Torquato Jardim, ministro della Giustizia, rivela alla Bbc Brasil i retroscena dell'esecutivo sul caso di Cesare Battisti. Sono pronti a estradarlo, anzi, era già tutto fatto: «Il 6 ottobre avevo inviato una raccomandazione scritta favorevole a un'estradizione immediata. Poi è sorta la richiesta di habeas corpus e ho consigliato di aspettare la decisione della Corte Suprema». Battisti sarebbe inoltre un ostacolo sul quale il governo Temer non vuole più transigere: «L'Italia non ha mai rinunciato all'estradizione. Non hanno mai perdonato al Brasile di aver negato il suo ritorno. Per loro è una questione di sangue. È un ostacolo alle relazioni Brasile-Italia e con tutta l'Unione Europea», ha ammesso l'omologo brasiliano di Andrea Orlando.

Jardim ha inoltre sottolineato come l'ex Pac «abbia rotto la fiducia commettendo un atto illegale lasciando il Paese con una quantità di denaro superiore al limite, senza un motivo apparente». Poca fiducia nei confronti di Battisti, quindi. Il governo manda in avanscoperta un ministro coinvolto in prima persona, che però resta cauto sull'aspetto giudiziario della vicenda. Nel 2009, il caso Battisti creò uno strappo senza precedenti fra il giudiziario e l'esecutivo. Temer non vuole commettere lo stesso errore. «L'estradizione è vicina, forse già la prossima settimana, ma serve la massima cautela in queste ore per non scavalcare la Corte», spiega una fonte molto vicina alla Presidenza della Repubblica.
L'INTERVISTA
E lo ha capito anche Cesare Battisti, che ieri a più riprese si è sfogato contro l'Italia e contro il Brasile, con dichiarazioni che non mancheranno si suscitare altre polemiche: «L'Italia è un paese così arrogante ha detto al quotidiano Folha de Sao Paulo . A Roma sono convinti che sia un compito per loro facile portarmi via» dal Brasile, ha aggiunto l'ex terrorista, definendo l'atteggiamento italiano nei suo confronti come un'espressione di «orgoglio e vanità». Secondo Battisti, ci sono «varie ragioni» dietro alla volontà dell'Italia di riaverlo in patria. «Soprattutto nei 15 anni che ho vissuto in Francia, ho approfittato di ogni intervista per denunciare ciò che stava accadendo in Italia. Persone arrestate e scomparse, uccise dalla polizia, suicidi sospetti, la mafia al potere. Io stavo dando fastidio e così hanno creato un mostro, spargendo menzogne e mescolando il tutto con una cosa seria, che è stata la mia partecipazione alla lotta armata, che non nego. Il presidente brasiliano, Michel Temer, ha l'occasione di compiere un grande atto di giustizia e umanità nei miei confronti: ha tutti gli strumenti giuridici e politici per fare un atto di umanità e lasciarmi qui. La mia arma per difendermi non è fuggire. Mi trovo dal lato della ragione, ho tutto dalla mia parte: sono in prescrizione dal 2013 e non si può tornare indietro dopo cinque anni».

Infine, l'ultima provocazione, rispondendo alla domanda se intendesse mandare un messaggio alle famiglie delle vittime che la giustizia italiana gli imputa, dopo la condanna all'ergastolo per quattro omicidi: «Tutte le morti sono deplorevoli. Ma non c'è motivo che io chieda scusa per qualcosa che hanno commesso altri». Parole che non stupiscono Alberto Torregiani, che perse l'uso delle gambe nella rapina dei Pac in cui nel 1979 fu ucciso il padre: «È normale che parli così, lo ha sempre fatto, è coerente. Se avesse un po' di umiltà e chiedesse perdono, sarebbe sì una svolta. Ma non ne ha intenzione».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino