Basta centrali: rivolta blocca-incentivi

Basta centrali: rivolta blocca-incentivi
LA BATTAGLIASabato 23 settembre, il giorno x: la campagna Adesso basta incentivi è iniziata. Belluno non molla. Il tema delle centraline torna in primo piano in provincia e,...

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LA BATTAGLIA
Sabato 23 settembre, il giorno x: la campagna Adesso basta incentivi è iniziata. Belluno non molla. Il tema delle centraline torna in primo piano in provincia e, questa volta, attivisti e pescatori vanno al nodo del problema.

Lo scontro si fa duro, ma pacifico, la mobilitazione si diffonde a macchia d'olio e centra l'origine di tutti i problemi delle acque bellunesi: gli aiuti economici dati dallo Stato a chi crea impianti idroelettrici definiti green.
INTERVIENE LA DIGOS
La protesta scoppiata ieri annuncia un autunno caldo. Il la, la prima azione della campagna, ha dato il passo a tutte le successive: nella notte tra venerdì e sabato un gruppo di attivisti ha appeso uno striscione Adesso basta centrali sulla facciata del palazzo della Provincia, ieri mattina la Digos è intervenuta e l'ha rimosso. Non ci sono indagini in corso e non c'è stato reato, ma il gesto ha fatto iniziare con il botto la mobilitazione. La novità è che non occorre scendere in strada. La protesta si fa dai balconi, si appende alle terrazze. Purchè in bella vista.
«Per partecipare appendete la bandiera alle finestre di casa fanno sapere gli organizzatori della campagna, il comitato Acqua Bene Comune -, fate comparire striscioni lungo le strade, in luoghi simbolici, un manifesto in paese. Se vi piace andare in montagna, a camminare lungo i torrenti, a pescare o in canoa portate con voi una bandiera o un cartello, fatevi una foto e pubblicatela sui social network con gli hashtag #adessobastaincentivi, #adessobastacentrali o inviatela alla mail abc.belluno@gmail.com».
FIUMI A SECCO
Insomma, bisogna disturbare. Mettere pressione, far capire che si sa. Perché si sa che in queste settimane il Governo approverà i nuovi decreti per rinnovare gli incentivi economici al settore del mini idroelettrico. Gli incentivi sono la vera causa dell'iper sfruttamento idroelettrico dei fiumi bellunesi, sono il motivo per cui oggi la Piave è sfruttata nel 90% del suo percorso lungo 220 chilometri e per cui in provincia esistono già circa 100 centraline. I mini impianti, infatti, non producono profitto sufficiente a giustificare l'investimento, ma grazie agli aiuti statali la corsa all'oro blu non ha ostacoli né freni: gli incentivi coprono i due terzi dei soldi spesi dagli investitori. Ecco perché non c'è tempo da perdere.
L'intento di Acqua Bene Comune è quello di disturbare il Governo in questa fase prima della decisione, far capire come il Bellunese non manderà giù l'ennesimo rospo.
»STOP AI PREDONI»

«Questo è un momento importante per la battaglia in difesa dei fiumi spiegano gli attivisti - e non possiamo più tollerare che il nostro territorio venga continuamente spremuto da vecchi e nuovi predoni, che queste meravigliose montagne siano considerate il nuovo far west di questi speculatori. Senza incentivi verrebbero meno le motivazioni che spingono le aziende a realizzare questi impianti. Si produrrebbe, di fatto, quella moratoria sui nuovi impianti che da anni migliaia di cittadini chiedono. E sia ben chiaro, queste nostre richieste valgono anche per i progetti di nuove centrali che si trovano già in fase di autorizzazione: più di 2000 in tutta Italia, oltre 100 nella sola provincia di Belluno!».
Alessia Trentin
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Il Gazzettino