Bartelle: «Meglio personale esterno per le verifiche»

Bartelle: «Meglio personale esterno per le verifiche»
COMMISSIONE REGIONALEROVIGO «Di fronte alle intollerabili condotte poste in essere da sette operatori socio sanitari e due addetti al servizio pulizie, la nomina da parte...

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COMMISSIONE REGIONALE
ROVIGO «Di fronte alle intollerabili condotte poste in essere da sette operatori socio sanitari e due addetti al servizio pulizie, la nomina da parte dell'assessore alle Politiche socio-sanitarie Manuela Lanzarin di una commissione di verifica era quantomai doverosa, ma i componenti dovevano essere scelti all'esterno».

La consigliere regionale Patrizia Bartelle (Veneto 2020, Italia in Comune) interviene sulla clamorosa inchiesta che si è abbattuta sull'Iras, svelata dalla Squadra Mobile grazie a telecamere interne al reparto Arancione che hanno svelato vessazioni, angherie e umiliazioni a cui erano sottoposti gli anziani ospiti della struttura di San Bortolo. «Nessun dubbio - spiega la Bartelle - su capacità e imparzialità dei dirigenti interni nominati dalla regione, ma la situazione impone uno sforzo ulteriore. E questo perché si tratta di una struttura già amministrata da un commissario nominato dalla Regione e la presenza di tale figura avrebbe già dovuto garantire la massima supervisione e trasparenza possibile».
ENTE COMMISSARIATO
«Così, evidentemente, non è stato perciò ora è necessario che la verifica, annunciata dalla Regione il 17 agosto, su come si sia potuta determinare tale situazione, quali siano le procedure in essere, come avvenga la selezione, la formazione e l'organizzazione del lavoro del personale, quali siano i sistemi di verifica e di controllo e gli strumenti di prevenzione sia svolta dall'esterno da istituti di verifica che garantiscano al contempo il massimo delle competenze disponibili e la totale imparzialità dei risultati. Aggiungo che dovrebbe trattarsi di un soggetto in grado di garantire una approfondita conoscenza delle specificità territoriali polesane, così come riconosciute dal nuovo Piano Socio Sanitario Regionale».
«Diversamente - continua la Bartelle - c'è il concreto rischio di ingenerare nei cittadini veneti il dubbio che controllato e controllore coincidano, ma qui ci sono in ballo la salute e la dignità dei malati e il rapporto di fiducia tra famiglie e strutture. Elementi che meritano il massimo delle cautele».

«Inoltre - conclude Bartelle - la questione delle Ipab è un nodo molto caldo, perché tutto il comparto attende da anni una riforma che tarda ad arrivare. È vero che il relativo progetto di legge è depositato da tempo, ma non è mai approdato in Consiglio. Il motivo di questo ritardo pare essere la volontà della Regione di modificarlo in chiave politica e accentratrice, tanto da aver creato perplessità tra i destinatari della riforma fortemente preoccupati per la sopravvivenza stessa di realtà che permeano il tessuto locale e nascono sulla spinta della beneficenza. Ancora una volta ricordo che Ipab significa Istituti pubblici di assistenza e beneficenza e ciò mal si concilia con profitti e minutaggi».
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Il Gazzettino