Barista morto, la famiglia non molla

Barista morto, la famiglia non molla
CISONI familiari di Alessandro Sartor non demordono. Vogliono giustizia, e non accettano che il caso scoppiato dopo il decesso del barista di 45 anni finisca nel nulla. Per questo...

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CISON
I familiari di Alessandro Sartor non demordono. Vogliono giustizia, e non accettano che il caso scoppiato dopo il decesso del barista di 45 anni finisca nel nulla. Per questo motivo hanno presentato opposizione all'archiviazione del fascicolo per omicidio preterintenzionale che vedeva indagati i fratelli Alberto e Francesco Stella, 31 e 26 anni, due dei figli di Raffaello Stella, patron della Stelbi Spa di Farra, azienda molto nota per essere da anni attiva nel mondo della produzione di materiale per la termoidraulica, la climatizzazione e l'idrosanitaria. Secondo il legale della famiglia, l'avvocato Paolo Bottoli, si dovrebbero configurare almeno i reati di omissione di soccorso e di lesioni, nonché l'aggravante oggettiva della rissa che ha poi portato alla morte di Sartor.

LA VICENDA
La Procura, subito dopo la tragedia, aveva aperto un fascicolo per rissa. Le posizioni dei fratelli Stella erano state stralciate in un secondo fascicolo, quello per omicidio preterintenzionale per cui, effettuate le indagini del caso, è stata chiesta tre settimane fa l'archiviazione. In contemporanea è stata notificata la chiusura delle indagini per il primo fascicolo, quello iscritto per rissa, a una quindicina di persone, tra cui i fratelli Stella. accuse dunque derubricate per i due: a Francesco viene contestata la rissa semplice (il massimo della pena prevede un'ammenda di 309 euro), ad Alberto invece il reato di lesioni a danno di chi, colpendo con dei pugni la sua auto quella sera per cercare di fermarlo prima che se ne andasse via, si è ferito a una mano. La parte offesa, a questo punto, scompare dalle contestazioni della Procura di Treviso, ed è il motivo per cui la famiglia ha deciso di opporsi alla richiesta di archiviazione del fascicolo iscritto per l'ipotesi di reato di omicidio preterintenzionale, chiedendo che vengano prese in considerazione altre ipotesi di reato per i fatti del 30 maggio scorso che hanno portato alla morte del barista 45enne.
LE INDAGINI
Alessandro Sartor era intervenuto all'esterno del Bakaro di Tovena, il locale dove lavorava, per sedare una concitata discussione. In quel frangente venne colpito e cadde a terra senza vita. A ucciderlo non è stato il colpo, ma un arresto cardicao. L'anatomopatologo Alberto Furlanetto, al termine dell'autopsia, aveva stabilito che il 45enne era stato ucciso da un attacco di cuore. In pratica le condizioni di salute del barista, che soffriva da tempo di una grave patologia cardiaca, possono aver fatto sì che l'infarto sia sopraggiunto per un forte stress emozionale o un picco emotivo. La perizia escludeva anche che la morte potesse essere stata direttamente o indirettamente causata da un fatto violento. Il post mortem peraltro aveva escluso che Sartor, come invece era stato riportato da alcuni testimoni, fosse stato colpito alla nuca dal più giovane dei fratelli Stella, stramazzando poi al suolo come conseguenza del pugno dato alle spalle.
IL CASO

Per questi fatti i fratelli Stella sono stati arrestati e hanno passato quattro giorni dietro le sbarre. Alla notizia della derubricazione del reato, assieme al loro legale, l'avvocato DAnilo Riponti, avevano sottolineato un'altra volta loro totale estraneità con la morte di Sartor. «Alla luce di queste novità - aveva affermato Alberto - per quale motivo ci siamo fatti quattro giorni di carcere? È gravissimo quello che ci è capitato, siamo stati sbattuti in galera e massacrati mediaticamente per una rissa semplice? Mi aspetto ora grande chiarezza». Il caso sembrava dunque arrivato al capolinea, ma ora la famiglia della vittima ha scritto un nuovo capitolo della vicenda. Spetterà al gip decidere se archiviare il caso o se darne un ulteriore seguito.
Giuliano Pavan
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino