Neppure il tempo di insediarsi e il presidente Paolo Baratta col nuovo Cda della Biennale sforna due decisioni di grande impatto per il futuro dell'ente: la nomina del nuovo...
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Una delle critiche rivolte al ministro Franceschini è di scegliere per le posizioni più importanti solo uomini suoi; ma vista la qualità degli incarichi che le ha affidato (non ultima la scelta dei direttori dei maggiori musei italiani) è più corretto dire che Baratta è uomo di Franceschini, o Franceschini uomo di Baratta?
«(Risata) Proprio un'impertinenza... Diciamo che finalmente abbiamo un ministro con grande spirito di iniziativa, che si occupa molto intensamente del Ministero; come Bray, d'altra parte, solo che avendo una forte caratura politica Franceschini riesce a realizzare molto di ciò che si prefigge. Non bisogna lamentarsi dei ministri che fanno poco, e dopo lamentarsi che fanno troppo. Comunque io Franceschini l'ho conosciuto in un incontro istituzionale, presentandogli la realtà della Biennale: e da lì è nata la sua idea che potessimo rappresentare un modello organizzativo utile a corroborare la sua idea di riorganizzazione e autonomizzazione dei musei nazionali. Un modello che ora ispirerà anche la riforma della pubblica amministrazione».
Ci spiega in che senso?
Si tratta di sbloccare l'attuale irrigidimento amministrativo, far passare l'idea che alcune funzioni devono essere svolte guardando alla realtà, e non all'ombelico delle procedure. Noi, come istituzione pubblica, ma privata nella strumentazione, possiamo essere di esempio in questo processo di miglioramento della funzionalità dei corpi amministrativi, che valorizza anche la burocrazia in quanto capace di responsabilizzarsi rispetto al servizio che deve fornire. Sarà uno dei punti programmatici del nuovo quadriennio».
Oggi le avrei chiesto quale sarà la prima decisione del nuovo CdA, ma con la nomina del direttore della Biennale Arte ha già risposto...
«Ma abbiamo deciso anche un'altra cosa: la costituzione di una segreteria per curare tutte le attività formative, per dare il segnale che questo sarà il vascello che accompagnerà la nostra navigazione nel futuro: dunque accanto ai giovani artisti che parteciperanno ai College estivi, accanto alla Summer School internazionale, abbiamo deciso di allargare l'offerta con un progetto di formazione destinato a giovani stagisti (18 studenti universitari ogni sei mesi) che saranno presi in carico - nell'ambito di un progetto preciso - da tutti i nostri uffici. Non dovranno svuotare cestini: grazie all'assistenzadei nostri tutor vedranno come in Biennale facciamo comunicazione, curiamo gli allestimenti, prepariamo i bilanci».
Il resto del programma?
«Ci sono tante cose da finire: al Lido, innanzitutto, i lavori della Cittadella del cinema, portando le strutture all'altezza di ciò che la Mostra rappresenta nel mondo: non tanto per difendere il cinema d'autore, ma per continuare a essere il luogo in cui gli americani vengono a presentare i loro film per il mercato americano, per dire. A Venezia la gente non capisce che se non manteniamo alta questa qualità, ci riduciamo a un festival di provincia. Per fortuna il sindaco ha accelerato le procedure per iniziare i lavori dell'Arena per vivacizzare anche l'extra Mostra».
E sulle altre rassegne?
«Intensificheremo l'attenzione alle arti applicate, tramite dei progetti specifici da affiancare all'esposizione internazionale. Questo implicherà un potenziamento della ricerca, per fornire al mondo produttivo, anche quello veneto, non tanto un'occasione promozionale, ma la possibilità di trovare da noi il massimo che esiste al mondo sul terreno del rapporto tra le nuove forme messe a punto dagli artisti e il miglioramento della qualità degli oggetti che spetta all'industria. Un'impostazione che ci guiderà anche nella gestione dell'hangar che ci è stato affidato a Forte Marghera».
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Il Gazzettino