Bankitalia: «Febbrone guarito ma non siamo fuori pericolo»

Bankitalia: «Febbrone guarito ma non siamo fuori pericolo»
LA RIPRESAROMA L'economia italiana ha superato la fase del «febbrone» e le «tendenze sono incoraggianti, anche se ancora non decisive». Un ruolo importante lo hanno avuto e lo...

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LA RIPRESA
ROMA L'economia italiana ha superato la fase del «febbrone» e le «tendenze sono incoraggianti, anche se ancora non decisive». Un ruolo importante lo hanno avuto e lo avranno le banche. Che in questi dieci anni sono cambiate, ma restano ancora «troppo poco redditizie, anche al netto del costo dei crediti cattivi». Ad analizzare lo stato del sistema economico italiano e in particolare quello del credito, è Salvatore Rossi, direttore generale di Banca d'Italia, in occasione del convegno La banca nel nuovo ordinamento europeo: luci e ombre che si è tenuto ieri a Courmayeur.

«Quando si prende un febbrone avendo l'organismo già indebolito si corrono seri rischi, e l'Italia li ha corsi» ha spiegato Rossi. «L'economia Italiana era già debole nel 2007-2008: aveva un sistema produttivo strutturalmente incapace di generare innovazioni, efficienza e sviluppo, e un sistema finanziario sbilanciato verso le banche. La vecchia foresta pietrificata del sistema bancario italiano si era già smossa da tempo - ha ricordato - ma non poche banche erano attardate da vizi antichi di governance e di gestione». Poi la Grande Crisi che giocoforza ha cambiato tutto e ora finalmente l'uscita dal tunnel «con tendenze incoraggianti, anche se ancora non decisive». Tra l'altro «i cambiamenti nella regolamentazione e nella tecnologia rendono in prospettiva non più sostenibile il modello italiano di impresa bancaria prevalso nel decennio antecedente la crisi finanziaria globale». Quindi piede pigiato sull'acceleratore dell'evoluzione evoluzione del business. «Non c'è una ricetta unica» ha detto Rossi, ma è sicuramente necessario «ridurre il ruolo delle banche nella struttura finanziaria delle imprese»: siamo ancora al 60%, «mentre nella media dell'area dell'euro il credito bancario non supera il 40% e negli Stati Uniti e nel Regno Unito un terzo». Tutto ciò ha comportato che «negli ultimi cinque anni - ha continuato Rossi - il rendimento del capitale e delle riserve, cioè il Return on equity (Roe), delle nostre banche è stato sostanzialmente nullo» contro il 2% dell'area euro, il 3% del Regno Unito e il 9% degli Usa. Inoltre il sistema non è esente dai mali storici dell'economia italiana, come la scarsa produttività del lavoro: il valore aggiunto per dipendente è stato di 124 mila euro in media nell'ultimo quinquennio, contro i 170 mila di un campione di grandi gruppi europei simili per modello di attività.

Sorprese positive stanno arrivando proprio dai crediti deteriorati: in 7 mesi sono calati del 23%. «È una cifra colossale» ha affermato il presidente dell'Abi, Antonio Patuelli, a Verona al convegno dei Cavalieri del lavoro. Ma non finirà qui. Patuelli è sicuro: «Gli Npl continueranno a calare anche nei prossimi mesi. L'Italia ogni tanto stupisce il mondo. Ha stupito per il miracolo economico, lo stupirà per la ripresa delle banche».
Giusy Franzese
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Il Gazzettino