Popolari venete, l'offerta di transazione si chiude positivamente ma serve in fretta un aumento di capitale consistente. Sono circa 121mila su 169mila i soci di Vicenza e Veneto...
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Rimangono però ancora nubi nere all'orizzonte delle due banche venete. Ieri il cda di Popolare Vicenza ha approvato il bilancio 2016 (Veneto Banca lo farà alla prossima riunione) chiusosi con 1,9 miliardi di perdite dopo gli 1,4 del 2015. Pesano rettifiche per oltre 1,4 miliardi e 291 milioni accantonati per le transazioni. Veneto Banca (che ieri ha nominato gli advisor per Bim) approverà i suoi conti a inizio di aprile, ma anche in questo caso sarà profondo rosso con perdite che potrebbero toccare 1,3 miliardi. Per Vicenza i guai non sono finiti qui: nel 2016 la raccolta diretta è scesa del 14,4% a 18,8 miliardi. Nel mese di marzo la situazione della liquidità «è peggiorata quale conseguenza della significativa uscita di raccolta a seguito dei timori di bail-in connessi alle incertezze sul processo di ricapitalizzazione». La banca ha tamponato l'emergenza facendo richiesta di una nuova emissione di bond garantiti dallo Stato fino a 2,2 miliardi dopo le obbligazioni per 3 miliardi emesse a inizio del febbraio scorso. Malgrado l'aumento di capitale sottoscritto nel 2016 da Atlante per 1,5 miliardi e l'acconto di quasi 1 miliardo per tutte e due le ex popolari venete versato a inizio anno, i requisiti patrimoniali rimangono sotto soglia chiesta dalla Bce: l'indice Cet1 è all'8,21% contro 10,25% fissato da Francoforte. Serve un deciso aumento di capitale (si parla di quasi 5 miliardi per tutte e due le banche). La nota di Popolare Vicenza non lascia alternative: il ricorso agli aiuti di Stato «viene considerato come la più realistica opzione di ricapitalizzazione in quanto operazioni di mercato sembrano difficilmente percorribili» mentre la conversione volontaria di obbligazioni subordinate in capitale, «appare particolarmente complessa e di incerta esecuzione». E manca «allo stato, una chiara espressione di volontà da parte» del fondo Atlante «di effettuare ulteriori interventi di sostegno patrimoniale». In ogni caso poi Atlante non avrebbe risorse per risolvere la situazione avendo in cassa 1,7 miliardi contro una necessità che potrebbe aggirarsi sui 5 miliardi. La ricapitalizzazione precauzionale dello Stato passa però dal via libera delle autorità europee. Il nuovo piano di BpVi presentato alla Bce (ma l'aiuto pubblico deve avere anche l'ok della Dg Competition di Bruxelles) prevede infatti la fusione con Veneto Banca come «condizione indispensabile per il processo di ristrutturazione» dei due istituti. La postilla della nota ufficiale è inquietante: «L'avviato processo autorizzativo presenta non trascurabili elementi di incertezza». Ma il tempo stringe e se si vuole rilanciare le due banche serve un via libera in fretta, come sottolineato dai due cda per lettera al governo.
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Il Gazzettino