ROMA - L'obiettivo è quello di ridurre l'impatto della riforma o quantomeno fornire alle banche popolari degli strumenti, almeno temporanei, anti scalata. Negli oltre 700...
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Di certo il clima in Europa, dove la Bce ha assunto la vigilanza da fine anno, non consente grandi margini di resistenza alle riforme. Le Popolari, come si ripete negli ambienti governativi e alla Vigilanza, devono essere in grado di raccogliere capitale da sole per far fronte alle difficoltà e per farlo meglio e più in fretta non possono che essere delle spa. Certo c'è appunto un'apertura sugli emendamenti che facilitino la transizione senza scosse, magari implicitamente spingendo le popolari a fondersi fra loro per meglio difendersi. In questo senso, e malgrado il fuoco di fila politico da parte delle minoranze (Pd in testa) per un forte stravolgimento del dl sarebbero 'tollerati' gli emendamenti che consentano di inserire in statuto un tetto ai diritti di voto (al 3 o al 5%). Resterebbero le perplessità sul ridurre la lista degli istituti da far trasformare in spa usando altri parametri da quello dell'attivo contenuto nel dl.
Gli occhi sono puntati dunque alle commissioni Finanze e attività produttive della Camera. L'obiettivo è approdare in aula il 9. Tempi più lunghi ma non troppo (si parla di due mesi) per il varo dell'autoriforma delle Bcc cui è stato risparmiato il decreto ma verso le quali la Banca d'Italia preme ammonendo sulla crescita delle sofferenze del settore e la necessità di una maggiore integrazione. Nel frattempo comunque i lavoratori del settore oggi incroceranno le braccia. Pur favorevoli chiedono un'autoriforma che non sia fatta «contro i lavoratori».
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Il Gazzettino