PROCESSOPORDENONE Kromax Srl, una bancarotta con al centro un unico immobile che doveva essere ristrutturato. All'Immobiliare Roberta di Piazzola sul Brenta furono effettuati, a...
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PORDENONE Kromax Srl, una bancarotta con al centro un unico immobile che doveva essere ristrutturato. All'Immobiliare Roberta di Piazzola sul Brenta furono effettuati, a più riprese, pagamenti per 1.075.000 euro senza alcuna giustificazione e senza che il cantiere fosse mai partito. Quel milione e passa di euro adesso dovrà essere restituito alla curatela. Così ha deciso il gup Eugenio Pergola (pm Federico Facchin), che ieri ha condannato a un anno e quattro mesi di reclusione Nicola Doro, 30 anni, di Campo San Martino, processato in udienza preliminare con rito abbreviato condizionato all'audizione del padre Nevio Doro, 65, di San Giorgio in Bosco (Padova). Il giudice non ha concesso la sospensione della pena, ha revocato una precedente condizionale e ha disposto il risarcimento del danno in via provvisoriamente esecutiva alla parte civile costituita con l'avvocato Serena Giliberti.
A segnalare alla Procura alcune anomalie era stato il curatore fallimentare Giuliano Latino. La Kromax, con sede legale a Vicenza, aveva una sede anche a Prata di Pordenone, quando il 2 aprile 2010 fu dichiarata fallita. Oltre al milione di euro distratto, emersero altri cinque assegni circolari per un importo di 43mila euro. Destinati a un ditta edile di Motta di Livenza, furono incassati da Nevio Doro. Quest'ultimo, amministratore di fatto dell'azienda, sta affrontando il processo assieme a Carlo Vitale, 47 anni, di Vicenza, amministratore unico della società nell'ultimo anno di attività. Nicola Doro, difeso dall'avvocato Mario Nordio, aveva invece chiesto il rito abbreviato. Ma ieri le dichiarazioni del padre, tese a scagionare il figlio all'epoca dei fatti appena ventenne, in realtà si sono rivelate un boomerang. È infatti emerso che era stato il ragazzo a firmare gli assegni destinati alla Immobiliare Roberta e a occuparsi del rogito per la vendita dell'immobile alla stessa società. Da qui il riconoscimento del risarcimento di oltre un milione di euro. Per il padre e il coimputato il processo prosegue davanti al collegio il prossimo 14 maggio.
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Il Gazzettino