Bambole di Pietra, itinerario leggendario delle Dolomiti

Bambole di Pietra, itinerario leggendario delle Dolomiti
IL LIBROQuesta la lista della spesa: 60 bottiglie di vino comune, 6 di Bordeaux, 10 di Borgogna, 15 di Saint Jean, 3 di Cognac, 2 di Champagne, 6 di limonata, una di sciroppo di...

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IL LIBRO
Questa la lista della spesa: 60 bottiglie di vino comune, 6 di Bordeaux, 10 di Borgogna, 15 di Saint Jean, 3 di Cognac, 2 di Champagne, 6 di limonata, una di sciroppo di ribes. 20 pagnotte, 10 forme di formaggio, 6 tavole di cioccolata, 6 pacchi di zucchero, 44 di prugne, 2 di uva secca, 6 limoni, 4 cosciotti di castrato, 4 di spalla di montone, 6 tranche di vitello, 1 di bue, 35 piccoli e 11 grossi capi di volatili, 2 pacchi di sale, 4 candele. Tutto questo serviva ad un solo signore inglese, Albert Richard Smith, nel 1826 per arrampicare nelle Dolomiti, area che contribuì a lanciare; ma anche ad inquinare con i suoi rifiuti. Questo elenco è l'immagine più realistica di quello che sono le Dolomiti: luogo di conquista, divertimento e dissipazione. I primi viaggiatori tra 700 e 800 scrivevano della terribile immensità delle Dolomiti e un secolo dopo Le Corbusier le definisce le architetture naturali più belle della terra. Ma sono montagne da soldi: il pioniere del turismo in val Badia, Franz Kostner diventa ricco vendendo sassi ai forest turisti collezionisti di pietre.

STORIA E MONTAGNA
Esemplari sono anche nascita e il successivo decadimento del Grand Hotel costruito da Theodor Cristomannos sul lago di Carezza, una località alla quale l'alpinista Alessandro Gogna ha accostato la leggenda ladina sull'avidità con la sua storia, Popes de Pedra. E proprio Bambole di pietra è il titolo del Paolo Martini mutua per questo libro (Neri Pozza, 123 pagg - 12,50 euro) che è un disincantato e ragionato percorso sul filo dell'altro versante della narrazione delle Dolomiti: dal lavoro scientifico di monsieur de Dolomieu del 1791 fino ai g nostri giorni, quando quelle montagne si chiamano ormai Dolomiti Superski. Il nome che De Saussure aveva dato alle pietre fu usato per l'area solo dal 1864 quando il pittore Joslah Gilbert e il naturalista George Churchill pubblicarono Londra The Dolomite Mountains e ci vollero altri decenni per scoprirne il colore. Si salva qualcosa di quel mondo? Poco o niente. Martini racconta anche dell'impossibilità dell'innevamento programmato sotto i duemila di quota perché il clima cambia. E gli investimenti per quel due per cento della popolazione che scia si avvicinano ormai al distrut-turismo come lo chiama Marc Augé.
TUTELA NECESSARIA

Eppure il senso di conquista della montagna viene da lontano e dà forza tanto che anche Mussolini scelse di fare il presidente del Cai, diventato Centro Alpino Italiano. E già nel 1905 ci fu chi come il fanatico alpinista austriaco Eduard Pichl fu fautore del cosidetto Arierparagraph mirando all'emarginazione degli ebrei dall'alpinismo: all'ingresso dei rifugi c'era un cartello vietato ai cani e agli ebrei. Bambole di pietra dovrebbe stare nei comodini delle stanze di tutti gli alberghi e affittacamere dolomitici. Nessun turista dovrebbe uscirne senza aver letto almeno una delle strepitose lettere firmate da de Dolomieu, Cesare Battisti, Dino Buzzati, Andreas Hofer e Luis Trenker.
Adriano Favaro
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino