Bambino malato di Tbc, scatta la profilassi tra alunni e docenti

Bambino malato di Tbc, scatta la profilassi tra alunni e docenti
SANITÀMESTRE Un caso di Tbc in una scuola mestrina e scatta la profilassi. Ad ammalarsi di tubercolosi un bambino di dieci anni, al quinto anno di una scuola elementare della...

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SANITÀ
MESTRE Un caso di Tbc in una scuola mestrina e scatta la profilassi. Ad ammalarsi di tubercolosi un bambino di dieci anni, al quinto anno di una scuola elementare della zona: i medici dell'ospedale dell'Angelo, una volta accertata la diagnosi, hanno informato la direzione scolastica e i genitori con una nota tecnica per annunciare che, già dai prossimi giorni, partirà la terapia di profilassi per tutti i bambini e le persone vicine all'alunno e quindi esposte a un possibile contagio. Il bambino, comunque, non sarebbe in gravi condizioni: individuata per tempo la malattia potrà essere curata senza troppe difficoltà. Il timore più grande, in casi come questo, è che possa diffondersi una qualche epidemia. Motivo per cui si terrà, come da procedura, un incontro generale tra il personale dell'Ulss 3 Serenissima e la scuola per delineare modi e tempi per sottoporre al test bambini e insegnanti.

Un caso analogo in città risale a circa due anni fa. Allora, ad ammalarsi, era stata una docente: l'allarme era scattato immediatamente, anche allora, anche perché un insegnante viene a contatto quotidianamente con più classi e quindi con molti più alunni. Dopo la profilassi erano emersi un paio di esiti dubbi, che avevano tenuto con il fiato sospeso le due scuole dell'istituto comprensivo. Gli accertamenti però avevano dato esito finale negativo. Il test di primo livello, con il tampone, era scattato per otto classi delle scuole medie. Una sorta di screening preventivo per escludere il contagio tra le persone che sono state a stretto contatto con l'ammalato: procedura che, con ogni probabilità, verrà ripetuto anche in questo caso.
ESAMI

Una prima scrematura, insomma, che però, come specificato dagli stessi tecnici dell'Ulss, può dare anche dei falsi risultati positivi. Due anni fa, infatti, su oltre duecento screening in due erano andati al test successivo che, poi, ha smentito qualunque forma di contagio. La reazione alla sostanza usata per il tampone è molto spesso dovuta a una semplice allergia, un'intolleranza o anche a una forma influenzale. La prova del nove, dunque, restano sempre gli esami del sangue. Il test deve essere ripetuto dopo circa 60 giorni, per coprire tutto il possibile periodo di incubazione. I casi di tbc, nel territorio della ex Ulss 12, non sono aumentati negli ultimi vent'anni e continuano ad aggirarsi su una media di 35 ogni anno.
D.Tam.
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Il Gazzettino