Come si è arrivati a questo restauro che ha fatto del Bailo un museo metropolitano, di gusto europeo, pieno di tagli di luce e uscito dalla mescolanza di marmi nobili e cemento...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Un centinaio di persone, architetti principalmente, i convenuti a questa sessione "Museo Bailo: istruzioni per l'uso" che ha rivelato il sostrato profondo di un progetto curato ed amato nei minimi dettagli. Marco Rapposelli e l'austriaco Heinz Tesar (cui va dato merito di aver tentato con non disprezzabile disinvoltura un improbabile eloquio italiano) sono partiti da tre intuizioni fondamentali. Facciata e piazza antistante, galleria interna, vetrate e spostamento della statua di Adamo ed Eva. Sono questi i tre cardini di un intervento architettonico che se non può certo definirsi restitutivo è, a ben vedere, meno iconoclasta di quanto possa apparire.
«Le porzioni di edificio su cui siamo intervenuti - spiega Rapposelli - sono la risultante di una mescolanza di stili architettonici. L'ultimo intervento è degli anni Cinquanta a seguito del bombardamento che nel 1944 distrusse buona parte del Bailo». L'idea è partita dallo sguardo del quartiere: di fronte al museo corre la strada; oltre c'è la facciata di Sant'Agnese e a fianco la Biblioteca. «Abbiamo voluto un'opera coerente col tessuto urbano - spiega Tesar - sul modello europeo». Ecco allora che il portale assume le dimensioni di quello della chiesa, e che lo spazio prospiciente guadagna tre gradini e si configura come un vero e proprio atrio urbano con podio che conduce all'ingresso. Per la facciata l'ispirazione è quella della cosiddetta figura croce: sulla parete è stata applicata una lastra tridimensionale con granaglia di marmo di Carrara e cemento bianco. All'interno si è scelto di coprire il cavedio (prima open) con una struttura in calcestruzzo con soffitto di vetro: ne è risultata una galleria, sullo stile delle geometrie delle piazze metropolitane. «L'altro grande tema - dettaglia Tesar - è la luce, essenziale in un museo di scultura e pittura. I molti tagli applicati, le finestre ricavate e le campate ripristinate portano la luce naturale ad invadere gli spazi del museo». Pareti che non sono più pareti e rivelano la profondità del Bailo: così dalla strada è possibile intravedere la statua di Adamo ed Eva di Arturo Martini, simbolo di una città che allora scelse di acquistare una grande opera d'arte per sottoscrizione e oggi sceglie di restituire a sè un nuovo museo, luogo nobile del sapere e della crescita spirituale di una comunità. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino