Autostrade, lo Stato si difende In bilico l'articolo anti-Atlantia

Autostrade, lo Stato si difende In bilico l'articolo anti-Atlantia
IL CASOROMA I tempi non saranno strettissimi ma di certo l'incidente del ponte gestito dall'Anas crollato come un castello di carta vicino ad Aulla accelererà le scelte. Nessuno...

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IL CASO
ROMA I tempi non saranno strettissimi ma di certo l'incidente del ponte gestito dall'Anas crollato come un castello di carta vicino ad Aulla accelererà le scelte. Nessuno ovviamente a Palazzo Chigi, così come al dicastero dei Trasporti, ammetterà mai che è stato un passo falso pensare di affidare all'Anas, o quanto meno prevedere di farlo, come indica l'articolo 35 del decreto Milleproroghe, la rete autostradale di Autostrade per l'Italia. E farlo revocando la concessione proprio per le mancanze sul fronte della manutenzione e dei controlli, come prevede appunto l'articolo 35. Tutto questo senza una gara e, sopratutto, con un indennizzo fortemente ridotto rispetto al valore della società. Già all'epoca alcuni settori della maggioranza, Italia dei Valori in testa e una fetta cospicua del Pd storsero il naso, qualcuno tra i costituzionalisti parlò addirittura di «esproprio», poi per quieto vivere la norma passò. I mal di pancia però sono rimasti, perché in molti nella stessa maggioranza come all'opposizione ritenevano e ritengono un azzardo pensare che l'Anas, considerato per anni un carrozzone di Stato, potesse trasformarsi in un ente super efficiente e moderno.

Il tema ora ha ripreso forza. Anche se ben prima del crollo, nel Pd così come al Tesoro, si stava immaginando come depotenziare la norma anti-Aspi-Atlantia, correggendo il decreto o quanto meno dando una interpretazione meno dirigista. Un ragionamento per certi versi finalizzato poi a trovare un'intesa con il gruppo di Ponzano Veneto che, come noto, considera l'articolo 35 una sorta di pistola puntata alla tempia e la causa del blocco degli investimenti. Visto che il risarcimento per assorbire la rete di oltre 3 mila chilometri vale poco più di 7 miliardi, contro gli oltre 20 previsti dalla concessione.
I DUBBI
Non a caso in queste ore il crollo del ponte Anas di Albiano ha innescato una riflessione mista a imbarazzo anche nei 5Stelle che sono stati e sono ancora in prima linea per strappare alla società del gruppo Benetton tutte le concessioni. E che hanno voluto a tutti i costi, spalleggiati da una parte del Pd, ma non dal premier Conte, proprio l'articolo 35. Probabilmente sarà Italia Viva a riaprire il dossier, visto che Luigi Marattin, mente economica del partito di Matteo Renzi, si era battuto per togliere dal Milleproroghe la norma contestata: «Questa vicenda dimostra quello che diciamo da un po'. Nella gestione di un servizio pubblico, non servono le guerre di religione, le crociate. Non servono le ideologie. Non esistono soggetti privati malfattori e soggetti pubblici angelici, né viceversa. Esistono eccellenze e inefficienze nella gestione pubblica e in quella privata (regolamentata)».

Sempre ieri il governo si è costituito in giudizio in merito al ricorso alla Consulta di Autostrade per l'Italia sul decreto Genova. La decisione, che porta la firma del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Riccardo Fraccaro, arriva dopo il ricorso di Aspi al Tar Liguria, che ha ritenuto fondate le ragioni poste dalla concessionaria, sottoponendo la questione alla Corte costituzionale. Con il Dl Genova, come si ricorderà, Autostrade per l'Italia era stata estromessa dalle attività di ricostruzione del Ponte Morandi, affidate invece al Commissario straordinario con spese a carico del concessionario. È in particolare su questi due punti che Aspi ha presentato ricorso, e il Tar aveva denotato che era suo diritto adempiere alla concessione. Con la costituzione in giudizio l'Avvocatura dello Stato interverrà nel giudizio davanti alla Consulta in rappresentanza del governo presentando le proprie deduzioni. Per Palazzo Chigi si tratta di un atto dovuto, di difesa.
Umberto Mancini
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino