Auto elettriche, scia di dubbi

Auto elettriche, scia di dubbi
CONTROCORRENTEUDINE «L'auto elettrica non è a mio avviso un obiettivo percorribile neanche in futuro, credo di più nell'ibrido: bene la transizione energetica che porta a un...

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CONTROCORRENTE
UDINE «L'auto elettrica non è a mio avviso un obiettivo percorribile neanche in futuro, credo di più nell'ibrido: bene la transizione energetica che porta a un cambio generazionale, ma occorre capire in modo obiettivo cosa può significare». È la posizione del presidente nazionale e regionale della Figisc (gestori impianti stradali di carburante) Bruno Bearzi sulla questione delle stazioni di ricarica per auto elettriche che vedono Udine capofila con 93 stazioni contro le 22 di Gorizia, 21 di Trieste e 14 di Pordenone. Secondo Bearzi, «alla base c'è un business, perché se vado a vedere come vengono prodotte le batterie elettriche scopro che i materiali vengono estratti nel Terzo Mondo: tutto è in mano ai cinesi che hanno usato questo strumento con sfruttamento di manodopera e salari discutibili».

LE COLONNINE
C'è poi una seconda questione. «Quando carico l'auto sulla colonnina, quell'energia da cosa viene prodotta? Sarebbe bello se le fonti fossero rinnovabili come quella eolica o solare, ma non sarà così per i prossimi 10/20 anni. Siamo agli albori». In Friuli Venezia Giulia a dicembre 2019 sono presenti 150 stazioni di ricarica di cui 137 attive, molte sono multipresa per un totale di 268 prese. Secondo il presidente regionale della Figisc: «Le batterie delle auto elettriche necessitano di essere smaltite a fine vita con ripercussioni sull'ambiente: l'assemblaggio costa cinque volte di più in termini energetici e inoltre l'auto elettrica produce polveri sottili provocate dal contatto dei pneumatici quando sfregano l'asfalto». Ritiene che al di là dell'autonomia chilometrica, vadano considerati i tempi di ricarica: sarebbe utile che ognuno avesse una propria colonnina con contratti energetici diversi. Delle 150 stazioni di ricarica presenti in regione, 85 sono ad accesso libero e in alcune la ricarica è gratuita. Per i distributori c'è un canale contributivo da 80 mila euro a richiesta. La ricarica accelerata richiede circa 2 ore mentre quella veloce circa mezz'ora. Sul fronte dei costi, il budget pubblico necessario per finanziare l'infrastrutturazione è di 15 mila euro per colonnina da 22 kW e di 45mila per colonnina da 50 kW. Quest'anno è prevista l'installazione di oltre un centinaio di colonnine tra Enel X, Hera e Regione.
LE IBRIDE
«Si fa un gran parlare dell'elettrico prosegue Bearzi ma non c'è ancora tutto quello sviluppo e investimento sulle colonnine sostenibili. Mi chiedo fin dove arriva il business e dove inizia la convenienza per il cittadino». Da qui la maggiore propensione per l'ibrido: «Perché non necessita di colonnine di ricarica spiega ma del motore tradizionale e se si trova in città funziona in elettrico dunque è più comodo e utile. Ecco che la Regione potrebbe come del resto già fa erogare contributi per l'acquisto dell'ibrido».
POLVERI SOTTILI

Un'ultima riflessione la riserva alle polveri sottili. «Nessuno ha il coraggio di dire che l'85% è dato dal riscaldamento domestico e dalle ciminiere industriali. Trovo che ci sia poca onestà intellettuale e si penalizza di conseguenza sempre l'automobilista che è il consumatore finale. Quello con l'auto più obsoleta conclude Bearzi ha meno possibilità di acquistarne una nuova».
Elisabetta Batic
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Il Gazzettino