Atene sgombera i profughi dal campo di Idomeni

Atene sgombera i profughi dal campo di Idomeni
ATENE - È da mesi uno dei simboli più drammatici della crisi migratoria che schiaccia la Grecia, con le immagini dei migranti - in mezzo al fango, sotto la pioggia, ammassati...

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ATENE - È da mesi uno dei simboli più drammatici della crisi migratoria che schiaccia la Grecia, con le immagini dei migranti - in mezzo al fango, sotto la pioggia, ammassati contro la rete di confine eretta in marzo dalla Macedonia, oppure avvolti dal fumo dei lacrimogeni - che hanno fatto il giro del mondo. Ma da ieri la tendopoli spontanea di Idomeni, sorta sul confine sbarrato macedone che preclude ai fuggiaschi l'arrivo in Nord Europa, potrebbe avere i giorni contati.

Il governo di Atene ha infatti dato il via allo sgombero del campo, con un imponente apparato di sicurezza e decine di bus che nella sola giornata di ieri hanno ricollocato oltre 1.500 immigrati. Nel momento di massima espansione il campo contava circa 15.000 persone, mentre ora ce ne sono "solo" 8.000, e il governo ellenico, attraverso Giorgos Kyritsis, portavoce per le questioni legate ai migranti, ha spiegato che le operazioni di trasferimento dovrebbero ultimarsi entro una settimana. Sin dall'alba 32 pullman hanno iniziato a portar via le persone - soprattutto verso ex capannoni industriali nella zona di Salonicco. Attorno, migliaia di poliziotti chiudevano le strade di accesso alla zona, tenendo quasi tutta la stampa a circa 6 km dal campo. Non sono stati segnalati incidenti, finora, e le autorità hanno promesso di non usare la forza.

A Idomeni nei lunghi mesi dell'attesa ci sono state proteste e forti tensioni, nonché alcuni casi di violenza. I migranti, che vengono soprattutto da Siria, Iraq e Afghanistan, sono esasperati dall'impossibilità di imboccare la via dei Balcani che fino a qualche mese fa portava all'asilo in paesi come Germania, Austria o Svezia. Ora prevale la rassegnazione. Come nel caso di Rezan, siriano, che alla Bbc ha detto che non voleva andarsene, nonostante le condizioni in cui viveva. «Ho preparato la borse. Se non useranno la forza, resterò. Ma se la useranno, me ne andrò, perché sono scappato dalla Siria proprio perché non voglio combattere contro nessuno». Le ong che da mesi assistono insieme alle autorità greche i migranti hanno confermato che non ci sono state particolari tensioni e hanno auspicato che l'operazione continui così. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino