Associazione sovversiva

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(F.Cam.) Non terroristi, ma sovversivi. Cambia il capo d'imputazione, ma ieri tutti e 48 i secessionisti sono stati rinviati a giudizio dal giudice per le udienze preliminari del...

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(F.Cam.) Non terroristi, ma sovversivi. Cambia il capo d'imputazione, ma ieri tutti e 48 i secessionisti sono stati rinviati a giudizio dal giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Brescia Alessandra Sabatucci. Fra gli imputati, anche tre polesani: Erika Pizzo, 28 anni, e la madre Maria Luisa Violati, 52 anni, bariste, residenti ad Arquà Polesine, e Marco Ferro, 50 anni, marito della Violati. I tre, le due donne come reclutatrici e organizzatrici, l'uomo come semplice partecipante, sarebbero stati componenti del gruppo L'Alleanza che, si legge nel capo d'imputazione, aveva il proposito di compiere di atti di violenza come l'occupazione militare di piazza San Marco a Venezia per costringere i poteri pubblici a concedere l'indipendenza al Veneto e ad altre Regioni del Nord Italia determinando lo scioglimento dell'unità dello Stato. Al centro di tutto il fantomatico tanko, la ruspa che in un capannone di Casale di Scodosia un gruppo di attivisti stava cercando di trasformare in un rudimentale carro armato. Nello stralcio dell'inchiesta radicata a Brescia, perché è lì, in un ristorante a Erbusco, che nel maggio 2012 i secessionisti, veneti, lombardi, ma anche sardi, hanno firmato, il documento costitutivo de L'Alleanza, inviato al Tribunale di Rovigo per competenza sulla costruzione dell'ipotetico mezzo militare, la perizia balistica eseguita dai consulenti nominati dal gip Pietro Mondaini ha dimostrato che la ruspa blindata poteva sì sparare, ma con scarsa capacità offensiva, tanto da non poter essere considerata arma da guerra. «Non sono terroristi», rimarca l'avvocato polesano Luca Azzano Cantarutti, a sua volta indipendentista, uno dei difensori dei venetisti indagati.

Al termine dell'udienza di ieri, mentre fuori dal Tribunale di Brescia un gruppo di circa un centinaio di venetisti ha protestato sventolando bandiere con il leone di San Marco, l'avvocato adriese ha ribadito: «L'accusa si ridimensiona e al dibattimento si discuterà della libertà di pensiero politico, base della democrazia».

Il capo d'imputazione, infatti, è stato modificato da associazione con finalità di terrorismo ed eversione dell'ordine dello Stato ad associazione sovversiva. Il processo per i 48, nonostante per 13 di loro il pm Carlo Nocerino, al quale era passata l'inchiesta dopo il trasferimento a Milano del collega Leonardo Lesti, avesse chiesto il proscioglimento, si aprirà il prossimo 31 ottobre davanti alla Corte d'Assise del Tribunale di Brescia.
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Il Gazzettino