Artigianato, El Felze lancia la sfida: «Siamo fermi, ma pronti a ripartire»

Artigianato, El Felze lancia la sfida: «Siamo fermi, ma pronti a ripartire»
LE TRADIZIONIVENEZIA Il blocco da coronavirus che sta caratterizzando questi mesi di pandemia ha frenato l'economia e bloccato la possibilità, per gli artigiani, di proseguire...

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LE TRADIZIONI
VENEZIA Il blocco da coronavirus che sta caratterizzando questi mesi di pandemia ha frenato l'economia e bloccato la possibilità, per gli artigiani, di proseguire nel loro operato. Per questo motivo l'associazione lagunare El Felze spiega come dar loro una mano. «Da novembre abbiamo l'acqua alla gola - racconta Saverio Pastor, remer e portavoce del gruppo - prima era fisica, poi metaforica. Tutto è fermo, il nostro lavoro non è considerato prioritario e si rischia la multa».

Così, se buona parte degli aderenti all'associazione lavorano anche con il turismo (ad esempio squerarioli che creano barche per i gondolieri o remeri che lavorano principalmente con gli stessi gondolieri o i regatanti), il rischio è la perdita di contatto con i clienti: «Abbiamo ideato la campagna Pensa al domani: compra oggi». Il motivo è chiaro: «Per ora non possiamo lavorare, ma stiamo utilizzando questa pausa per ripartire con ancora più entusiasmo e passione per il nostro lavoro. Contattateci per un preventivo o anche solo per capire come realizzare un'idea: per noi sarebbe un segnale davvero importante», dichiarano gli artigiani. Le varie maestranze locali si appellano anche alle amministrazioni comunali e regionali presenti e future, affinché nessuno sia dimenticato: «Il piano politico prevede una piattaforma di proposte degli artigiani ai politici - continua Pastor -. Si tratta di una precisazione dei lavori svolti lo scorso anno quando si discuteva del futuro dell'artigianato. Ci teniamo a chiarire cosa sono e cosa fanno gli artigiani, ma anche come valorizzare e sostenere il nostro operato in un ambiente socio-economico accogliente».
Per questo alle prossime amministrazioni si vuole fornire una sorta di vademecum spiegando l'identità artigiana, come valorizzarla e come sfruttare al meglio la città, affinché «non si torni dopo il coronavirus a quello che era, ma migliorare la situazione», continua Pastor. All'interno del documento si comprende dapprima la definizione di artigiano: «Creano usando mani, ma si ha sempre il timore che siano troppo costosi; impiegano materiali e tecniche di lavorazione affascinanti, per lo più ereditate da gloriosi passati, studiate e catalogate come Patrimoni Culturali Immateriali ma spesso non apprezzate». Quindi c'è l'aspetto della valorizzazione, che potrebbe passare per le scuole, diventando oggetto di studi e rendendo possibile la tracciabilità dei prodotti a garanzia della loro realizzazione secondo le regole del buon fare. Per fare questo sono necessari però alcuni presupposti, come lo snellimento della burocrazia, al fine di incentivare assunzioni, o sgravi fiscali per gli apprendisti che vogliano imparare un mestiere.

Senza dimenticare l'abbandono delle gare al ribasso per le commesse, aggiungendo criteri di qualità. Inoltre, gli artigiani propongono anche la creazione di un ambiente accogliente per le piccole imprese, a partire da politiche di sostegno a residenza e commercio, frenando i cambi d'uso legati al turismo e, anzi, favorendo quelli rivolti all'artigianato. In quest'ultimo contesto non manca l'attenzione alla laguna, chiedendo che siano valorizzati i mestieri legati a voga e gondola, ma anche della cantieristica minore, oltre al rifinanziamento per l'acquisto di imbarcazioni tradizionali. Uno degli aspetti che potrebbe aiutare a decongestionare il traffico in Canal Grande è anche la presenza dei traghetti de parada, con un ruolo attivo dei gondolieri. Il tutto, secondo l'associazione, potrebbe portare a far tornare in vita la sede storica dove far ripartire l'economia veneziana, cioè l'Arsenale, riqualificandolo e ripopolandolo di artigiani.
Tomaso Borzomì
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Il Gazzettino