Arte, religione e... un geco Scarpa spiazza il lettore

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Ad ogni nuovo libro Tiziano Scarpa spiazza il lettore, per i contenuti, lo stile, i materiali diversi con cui lo costruisce. L'abbiamo visto mettere insieme romanzi fatti di...

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Ad ogni nuovo libro Tiziano Scarpa spiazza il lettore, per i contenuti, lo stile, i materiali diversi con cui lo costruisce. L'abbiamo visto mettere insieme romanzi fatti di lettere, diari, brani di tesi di laurea, saggi, linguaggi inventati; l'abbiamo visto cimentarsi con sceneggiature (di fumetti) e con favole, con guide turistiche e con poesie, con racconti e testi per il teatro e la radio, per la musica e i blog letterari.

Se “Stabat Mater”, con cui ha vinto il premio Strega nel 2009, era di fatto un lungo monologo con una madre, e “Le cose fondamentali” un dialogo con un (presunto) figlio, il nuovo romanzo sorprende per la complessità di personaggi e soprattutto di temi che riesce a dispiegare e a gestire. I protagonisti sono due, Francesco Morpio e Adele Cassetti - video-artista in crisi lui, anonima impiegata lei - e le loro storie si alternano – ben distinte - nei capitoli del libro fino al movimentato finale, in cui i loro mondi si incontrano a Venezia. Ma a narrarne le vicende è un misterioso "Interrotto" (di cui scopriremo l'infelice natura solo alla fine) che dialoga con le parole stesse del libro e cerca disperatamente un contatto con la realtà e le persone: è lui a spiegare - nella cornice che contiene i capitoli e definisce la storia - di voler raccontare la nascita e la diffusione dei Cristiani Sovversivi, un gruppo che intende vivere la propria fede senza nessun compromesso, anche a costo di imporre le proprie buone azioni con la forza: il serrato confronto tra responsabilità e libertà dell'individuo ci porta come si vede nel centro incandescente della cronaca, segnata dall'estremismo religioso.
Ma non c'è solo la religione, ad animare le dense pagine del libro: ci sono le scoperte della scienza, che al giorno d'oggi, come ci fa osservare lo stesso autore, «aprono a volte scenari talmente inaspettati e sublimi da avvicinare l'uomo alla fede, piuttosto che al materialismo»: come accade ad Adele, dopo che ha toccato con mano l'inaudita perfezione di un geco che le è capitato per casa; oppure c'è il serrato confronto dei due protagonisti con l'arte, reso da Scarpa con rara perizia e inventiva, che può portare alla conversione (Adele) o a una sorta di laica dannazione (Francesco); e c'è anche «l'affannoso tentativo dell'uomo di trovare uno spazio per la propria iniziativa personale, in un mondo in cui tutto è massificato e mercificato».

Non mancano le invenzioni: quelle letterarie, come un cane che parla o un cameo dello stesso autore (a mo' degli autoritratti dei pittori nei quadri di una volta), e quelle preudo-scientifiche, come il cronovisore, che porta i diversi personaggi a Venezia, dove effettivamente nella seconda metà del '900 un monaco-scienziato (Pellegrino Ernetti) studiò un apparecchio in grado di farci rivedere il passato. E proprio a Venezia - ai suoi ponti, alle sue calli e alla sua laguna più remota - Scarpa dedica descrizioni indimenticabili.
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Il Gazzettino