IL CASODopo mesi di polemiche che hanno coinvolto i maggiori Festival europei, da Cannes a Venezia, il ministro dei beni culturali Alberto Bonisoli ha preso posizione nello...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Dopo mesi di polemiche che hanno coinvolto i maggiori Festival europei, da Cannes a Venezia, il ministro dei beni culturali Alberto Bonisoli ha preso posizione nello scontro fra distributori cinematografici e Netflix sulle finestre temporali di sfruttamento dei film italiani dal grande al piccolo schermo: «Mi accingo oggi a firmare il decreto che regola le finestre in base a cui i film dovranno essere prima distribuiti nelle sale e dopo di questo su tutte le piattaforme che si vuole», annuncia in un videomessaggio inviato alla presentazione a Roma di una ricerca Agis/Iulm. Mentre sottolinea l'importanza di «assicurare che chi gestisce una sala sia tranquillo nel poter programmare film senza che questi siano disponibili in contemporanea su altre piattaforme». Secondo Bonisoli, il decreto consentirà «ai gestori dei cinema di sfruttare appieno l'investimento per migliorare le sale». La decisione riaccende un dibattito già protagonista in maggio a Cannes di escludere i film di Netflix dal concorso. E il tema è tornato caldo a Venezia, dove il direttore Alberto Barbera ha lasciato le porte aperte tanto che a vincere il Leone d'oro è stato un film di Netflix, Roma di Alfonso Cuaron.
Ora il decreto attuativo della legge cinema 2016 voluto da Bonisoli, che riguarda solo i film italiani, impedisce nuove sovrapposizioni, certificando come norma la prassi adottata finora di 105 giorni come lasso di tempo riservato alla programmazione in sala di un film, a partire dalla prima proiezione. Un termine che si può ridurre: a 10 giorni, se l'opera è programmata in sala per un numero di giorni, diversi dal venerdì, sabato, domenica e giorni festivi, pari o inferiore a tre; a 60 giorni, se l'opera è programmata in meno di 80 schermi e dopo i primi 21 giorni di programmazione ha ottenuto meno di 50 mila spettatori.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino