Dall'Unesco non sono stati ascoltati. Ma sono associazioni con una storia, uno statuto e tante cose da dire. Ecco perché, all'indomani dell'incontro in Comune a Venezia tra una...
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«Noi non avevamo chiesto di essere sentiti, ma avevamo chiesto un incontro al sindaco per discutere delle problematiche che riguardano il patrimonio militare dei forti di Venezia e della terraferma - aggiunge Andrea Grigoletto, tesoriere per il veneto dell'Istituto Italiano dei Castelli - Sono tre i punti sui quali aspettiamo risposte e che certamene interessano anche l'Unesco: il primo riguarda il futuro di Forte Marghera di cui non si parla più e che, dopo le scelte del commissario Zappalorto, si pensa di gestire e mantenere con 50mila euro. In secondo luogo urgono atti concessori per cercare nel privato quei fondi che servono per la manutenzione di questi forti. Infine, l'aspetto del federalismo culturale demaniale: i forti in terraferma che sono ancora di proprietà dello Stato e potrebbero entrare nel patrimonio del Comune gratis, prima che Renzi abroghi la legge sul patrimonio demaniale. Lo sa l'Unesco che, nel caso in cui venissero realizzate la terza e quarta pista dell'aeroporto si metterebbe a rischio questa parte nord del campo trincerato e l'area archeologica di Altino, oltre alla gronda lagunare?»
Grigoletto ricorda che il Comune di Venezia è partner, assieme ad altri comuni, del progetto per dichiarare patrimonio mondiale dell'Unesco "Le opere di difesa veneziane tra il XV e il XVII". Il progetto è culturalmente incompleto. Se Venezia ne assumesse la leadership cambierebbe sicuramente l'esito».
Raffaele Rosa
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Il Gazzettino