Appello da Mestre «Anche la terraferma sia considerata nella lista protetta»

Appello da Mestre «Anche la terraferma sia considerata nella lista protetta»
Dall'Unesco non sono stati ascoltati. Ma sono associazioni con una storia, uno statuto e tante cose da dire. Ecco perché, all'indomani dell'incontro in Comune a Venezia tra una...

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Dall'Unesco non sono stati ascoltati. Ma sono associazioni con una storia, uno statuto e tante cose da dire. Ecco perché, all'indomani dell'incontro in Comune a Venezia tra una commissione dell'Unesco e il sindaco Brugnaro, anche da Mestre si alza la voce di chi chiede di essere ascoltato. «Non vogliamo fare polemiche, ma stimolare il confronto e far sapere ai membri della Commissione giunta in Laguna che esiste una terraferma viva, vivace che vuole farsi valere e portare avanti un discorso sulle problematiche sociali, economiche e culturali di questa parte della città - spiega Roberto Stevanato, presidente del Centro Studi Storici di Mestre - Mestre è una città viva, il futuro del comune è qui, ma c'è anche un passato nascosto. Mestre è una stella piccola piccola, ma con una dignità riconosciuta. Ci sono emergenze storiche importanti, tracce di un passato antico e remoto anche risalente attorno all'anno 1000, forse anche di più e un territorio che era sicuramente abitato anche prima dei secoli prima della Serenissima. Fa bene Unesco a girare e cercare di capire questa realtà. E se Venezia vuole continuare ad essere patrimonio dell'umanità (e noi associazioni lo vogliamo), si deve considerare patrimonio la totalità della sua città e quindi degne anche tutte le frazioni».

«Noi non avevamo chiesto di essere sentiti, ma avevamo chiesto un incontro al sindaco per discutere delle problematiche che riguardano il patrimonio militare dei forti di Venezia e della terraferma - aggiunge Andrea Grigoletto, tesoriere per il veneto dell'Istituto Italiano dei Castelli - Sono tre i punti sui quali aspettiamo risposte e che certamene interessano anche l'Unesco: il primo riguarda il futuro di Forte Marghera di cui non si parla più e che, dopo le scelte del commissario Zappalorto, si pensa di gestire e mantenere con 50mila euro. In secondo luogo urgono atti concessori per cercare nel privato quei fondi che servono per la manutenzione di questi forti. Infine, l'aspetto del federalismo culturale demaniale: i forti in terraferma che sono ancora di proprietà dello Stato e potrebbero entrare nel patrimonio del Comune gratis, prima che Renzi abroghi la legge sul patrimonio demaniale. Lo sa l'Unesco che, nel caso in cui venissero realizzate la terza e quarta pista dell'aeroporto si metterebbe a rischio questa parte nord del campo trincerato e l'area archeologica di Altino, oltre alla gronda lagunare?»
Grigoletto ricorda che il Comune di Venezia è partner, assieme ad altri comuni, del progetto per dichiarare patrimonio mondiale dell'Unesco "Le opere di difesa veneziane tra il XV e il XVII". Il progetto è culturalmente incompleto. Se Venezia ne assumesse la leadership cambierebbe sicuramente l'esito».

Raffaele Rosa

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Il Gazzettino