Anche il parroco sfila in silenzio con 50 musulmani

Anche il parroco sfila in silenzio con 50 musulmani
MEOLO - Una marcia silenziosa contro il terrorismo, contro l'odio e la guerra. La comunità islamica meolese si è riunita ieri pomeriggio vicino alla moschea, un ex negozio in...

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MEOLO - Una marcia silenziosa contro il terrorismo, contro l'odio e la guerra. La comunità islamica meolese si è riunita ieri pomeriggio vicino alla moschea, un ex negozio in via Diaz 2, ed è partita in corteo, da piazza Battisti a piazza Martiri, per testimoniare la propria solidarietà alle vittime di Parigi, per dire che «i terroristi non sono religiosi». Una cinquantina di islamici, uomini, donne e bambini, soprattutto del Bangladesh, ma anche di Marocco, Nigeria, Ghana, sono sfilati in silenzio lungo il centinaio di metri del centro cittadino. A parlare erano i loro cartelli, scritti in italiano e in arabo, che dicevano "No alla terza guerra mondiale" e prendevano le distanze dal terrorismo in nome della religione.

Anche il parroco don Paolo Basso si è unito alla sfilata degli islamici, vicino al nuovo imam Khamal, appena arrivato dal Bangladesh. «Ho fatto un primo passo, per vederci e salutarci», ha detto don Paolo, ricordando che fino al 2009 diversi bambini islamici frequentavano l'asilo parrocchiale, mentre poi a causa dell'aumento delle rette per i mancati fondi alle scuole paritarie le famiglie non hanno più potuto affrontarne i costi. «Gli islamici a Meolo sono una comunità tranquilla, anche se negli ultimi anni si è rimpicciolita a causa della crisi economica e molti, rimasti senza lavoro, si sono trasferiti in Inghilterra», ha ricordato la sindaca Loretta Aliprandi, in corteo assieme alla vicesindaca Moira De Luigi. Rafik, che vive a Meolo dal 2001 con moglie e figlio e lavora a Monastier, è l'interprete della comunità: «A luglio ho ottenuto la cittadinanza italiana», spiega con orgoglio. L'integrazione qui parte da lontano e negli ultimi anni ha trovato il sostegno del Centro di documentazione Pavanello, che ha aperto all'incontro tra culture la "Stanza del tè" a Villa Dreina, offrendo corsi di prima alfabetizzazione, sostegno alle donne ma anche aiuti concreti per le pratiche legali.
Emanuela Furlan

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Il Gazzettino