«Il popolo della sinistra è con me, non con Orlando». Matteo Renzi rivendica quei 12.367 voti fin qui ottenuti nei circoli dem. A dispetto di chi pensa che sia il ministro...
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L'affluenza nei circoli questa la replica è di circa il 60%, «più alta di quella del congresso del 2013». L'ex premier, al di là del risultato raggiunto finora («fin qui ha ottenuto una percentuale vicina al 70%» esulta Guerini), vuol far risaltare che in alcune regioni a rischio i dati a suo vantaggio sono superiori alle aspettative. In Liguria ha raccolto il 66% dei consensi, Orlando il 32: «È sotto anche nella sua città natale, La Spezia», osservano i renziani. Nello storico circolo della Bolognina c'è un 45% contro il 34%, in quello di Torino su 190 voti Renzi ne ha presi 144. «Renzi vince nei luoghi della sinistra», è la tesi, «a Pomigliano, alla Mirafiori, al polo siderurgico di Piombino». Orlando è di tutt'altro parere: «Siamo avvertiti come establishment, abbiamo smarrito il nostro popolo».
Il Guardasigilli, dopo aver ringraziato Letta («il suo appoggio mi onora e mi riempie di responsabilità»), si dice consapevole della forza del suo avversario che «ha dalla sua un numero significativo di governatori e di ministri», ma avverte: «Se il Pd non cambia può essere renziano quanto vuole ma va a sbattere contro un muro». «Il Pd non è l'Eden, ma questo congresso non sarà solo una cosa per addetti ai lavori», la promessa di Renzi che ha presentato a Perugia la sua mozione. E' dunque guerra sui numeri tra i dem: «Il Pd deve essere orgoglioso di questa partecipazione, osserva Marcucci mentre i sostenitori di Emiliano parlano di «tesseramento gonfiato».
La vera battaglia per chi guiderà i dem si giocherà il 30 aprile con le primarie ma si guarda anche al dopo. E' proprio Letta a riaccendere le polemiche sulla legge elettorale: «Se non cambi il sistema di voto e non dai nuovo impulso si andrà a votare e sarà peggio della Prima Repubblica attacca l'ex presidente del Consiglio -, si torna al proporzionale con i capilista bloccati con i capi dei partiti che sceglieranno tutti i parlamentari».
Un passaggio importante è previsto mercoledì, quando si voterà per scrutinio segreto il presidente della Commissione Affari costituzionali al Senato. I renziani puntano su Cociancich o Pagliari, ma il favorito è il centrista Torrisi che potrebbe raccogliere un consenso ampio.
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Il Gazzettino