Ammazzato in casa il paese assolve il figlio «È un incidente»

Ammazzato in casa il paese assolve il figlio «È un incidente»
Un papà ucciso per scherzo, un ragazzo in carcere, un paese sconvolto. Nessuno, però, a Selvazzano Dentro, in provincia di Padova, pronuncia la parola omicidio. Tutti vogliono...

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Un papà ucciso per scherzo, un ragazzo in carcere, un paese sconvolto. Nessuno, però, a Selvazzano Dentro, in provincia di Padova, pronuncia la parola omicidio. Tutti vogliono disperatamente credere che la morte di Enrico Boggian sia avvenuta davvero per un tragico incidente, come ha raccontato alla mamma e agli investigatori il figlio sedicenne della vittima.

Nella cittadina della cintura urbana del capoluogo padovano non si parla d'altro, nonostante il parroco, a messa, abbia chiesto a tutti di non alimentare le dicerie, di tutelare questa famiglia distrutta dal dolore e di pregare perché la fede sia loro di consolazione. Increduli e profondamente turbati sono anche gli amici, sia del ragazzino che di suo padre, che si allenano come loro al Centro Sportivo 2000, dove entrambi coltivavano la passione per il tennis: «Non può essere omicidio, è stato un incidente».
I gestori dell'impianto non vogliono commentare la tragedia, ma alcuni compagni di gioco ricordano con alcune parole il 52enne: «Conoscevo Enrico e anche il ragazzo, sono sconvolta - racconta una donna -. Non siamo amici ma ci vedevamo sempre perché i nostri figli hanno giocato insieme. Il dolore è grande soprattutto pensando alla madre e a quello che deve sopportare in questo momento». Il sedicenne ieri doveva disputare una gara a Verona, invece è dietro le sbarre nel carcere minorile di Treviso. Il nonno non è stato indagato per mancata custodia dell'arma, ma la sua posizione è al vaglio degli inquirenti.
A chi ha ipotizzato che dietro all'omicidio ci potessero essere incomprensioni tra padre e figlio, un amico di Boggian, evidenzia: «Da quello che si vedeva all'esterno, andavano d'accordo. Enrico spronava il figlio a giocare, ma non l'ha mai sgridato». Il sedicenne viene descritto come un giovane calmo, che si allenava quasi tutti i giorni quasi aspirasse a fare dello sport, tanto amato anche dal padre, la sua futura professione. Questo nonostante che i risultati ottenuti in classifica non fossero, per ora, eccellenti.
A Selvazzano i coetanei dei figli della vittima sono sconvolti: il sedicenne è in carcere e la sorellina è rimasta senza il suo papà. La messa di ieri, nella chiesa della cittadina, si è svolta come sempre senza particolari riferimenti a quel che è successo. Solo nelle intenzioni della preghiera dei fedeli, si è pregato «per chi ha perso la vita in un omicidio».
Il parroco don Giuseppe Masiero, però, alla fine della celebrazione, non ha potuto esimersi dal parlare all'assemblea della vicenda: «Ho incontrato la famiglia Boggian. La moglie, la figlia, la nonna e tutti i parenti che si sono chiusi in stretto riserbo nel loro dolore. Ho assicurato loro la nostra vicinanza e il nostro rispetto. La famiglia parrocchiale si dimostra tale, unita e protettiva, proprio in queste circostanze».

Il pensiero del sacerdote va ai più giovani, che sono i più sensibili a quanto sta accadendo: «Il nostro compito è quello di pregare per questa famiglia, avere fede e impegnarci sempre di più nella valorizzazione dell'associazionismo giovanile, come gli scout, l'animazione, i gruppi dei ragazzi, la cui esperienza serve anche a prevenire fatti così drammatici».
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Il Gazzettino