Un papà ucciso per scherzo, un ragazzo in carcere, un paese sconvolto. Nessuno, però, a Selvazzano Dentro, in provincia di Padova, pronuncia la parola omicidio. Tutti vogliono...
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Nella cittadina della cintura urbana del capoluogo padovano non si parla d'altro, nonostante il parroco, a messa, abbia chiesto a tutti di non alimentare le dicerie, di tutelare questa famiglia distrutta dal dolore e di pregare perché la fede sia loro di consolazione. Increduli e profondamente turbati sono anche gli amici, sia del ragazzino che di suo padre, che si allenano come loro al Centro Sportivo 2000, dove entrambi coltivavano la passione per il tennis: «Non può essere omicidio, è stato un incidente».
I gestori dell'impianto non vogliono commentare la tragedia, ma alcuni compagni di gioco ricordano con alcune parole il 52enne: «Conoscevo Enrico e anche il ragazzo, sono sconvolta - racconta una donna -. Non siamo amici ma ci vedevamo sempre perché i nostri figli hanno giocato insieme. Il dolore è grande soprattutto pensando alla madre e a quello che deve sopportare in questo momento». Il sedicenne ieri doveva disputare una gara a Verona, invece è dietro le sbarre nel carcere minorile di Treviso. Il nonno non è stato indagato per mancata custodia dell'arma, ma la sua posizione è al vaglio degli inquirenti.
A chi ha ipotizzato che dietro all'omicidio ci potessero essere incomprensioni tra padre e figlio, un amico di Boggian, evidenzia: «Da quello che si vedeva all'esterno, andavano d'accordo. Enrico spronava il figlio a giocare, ma non l'ha mai sgridato». Il sedicenne viene descritto come un giovane calmo, che si allenava quasi tutti i giorni quasi aspirasse a fare dello sport, tanto amato anche dal padre, la sua futura professione. Questo nonostante che i risultati ottenuti in classifica non fossero, per ora, eccellenti.
A Selvazzano i coetanei dei figli della vittima sono sconvolti: il sedicenne è in carcere e la sorellina è rimasta senza il suo papà. La messa di ieri, nella chiesa della cittadina, si è svolta come sempre senza particolari riferimenti a quel che è successo. Solo nelle intenzioni della preghiera dei fedeli, si è pregato «per chi ha perso la vita in un omicidio».
Il parroco don Giuseppe Masiero, però, alla fine della celebrazione, non ha potuto esimersi dal parlare all'assemblea della vicenda: «Ho incontrato la famiglia Boggian. La moglie, la figlia, la nonna e tutti i parenti che si sono chiusi in stretto riserbo nel loro dolore. Ho assicurato loro la nostra vicinanza e il nostro rispetto. La famiglia parrocchiale si dimostra tale, unita e protettiva, proprio in queste circostanze».
Il pensiero del sacerdote va ai più giovani, che sono i più sensibili a quanto sta accadendo: «Il nostro compito è quello di pregare per questa famiglia, avere fede e impegnarci sempre di più nella valorizzazione dell'associazionismo giovanile, come gli scout, l'animazione, i gruppi dei ragazzi, la cui esperienza serve anche a prevenire fatti così drammatici».
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Il Gazzettino