Amir vive un incubo: «Mia cugina era un computer»

Amir vive un incubo: «Mia cugina era un computer»
LA TESTIMONIANZACORDIGNANO Amir Findo non aveva ancora metabolizzato il brutale assassinio degli zii Amit e Nazmije Pocesta e della cuginetta Anila, quando sul web è circolata la...

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LA TESTIMONIANZA
CORDIGNANO Amir Findo non aveva ancora metabolizzato il brutale assassinio degli zii Amit e Nazmije Pocesta e della cuginetta Anila, quando sul web è circolata la notizia che a sterminarli a colpi di pistola era stata Blerta, 28 anni. «Non potevo crederci - dice scuotendo la testa - Ho chiamato subito mia madre che si trova a Debar, in Macedonia». E il peggiore degli incubi è diventato realtà. «È stata lei - mi ha detto - ha confessato. Le hanno messo sul tavolo filmati e tante prove, inconfutabili».

LA RESA
Blerta avrebbe provato a negare. Inutilmente. Gli investigatori l'hanno messa alle strette. Poi l'ammissione. Con lei due complici che abitano vicino a Debar, il paese d'origine della famiglia Pocesta. Amir spera di vivere un incubo. E di potersi svegliare di soprassalto, scoprendo d'aver sognato. Ma non è così. Lo zio, soprattutto, ma anche la zia e Alina, erano qualcosa di più per lui. «Abbiamo vissuto 7 anni insieme - attacca - a Cordignano. Fino a quando lo zio si è trasferito a Sacile, facendo arrivare la moglie, Blerta e Mukades che erano ancora piccole». Il filo dei ricordi si spezza improvvisamente. E Amir vede il film di giorni belli. «Blerta era un genio. Un computer. Sapeva tutto e aveva voglia di emergere. A scuola era la più brava. Si è laureata e ha trovato subito un ottimo lavoro. Girava il mondo e aveva un ottimo stipendio. Non le mancava nulla».
L'ORRORE
Ma i ricordi svaniscono. E il sorriso nostalgico di Amir sparisce. Gli viene in mente quello che in Macedonia dicono di Blerta. Sembra che solo dopo aver ucciso i genitori a colpi di pistola, abbia assassinato la sorellina, la piccina di casa che, secondo gli amici sacilesi, Blerta amava come una figlia. Anila si sarebbe svegliata e l'avrebbe riconosciuta. E allora nessuna pietà nemmeno per lei. «Potrebbe essere - aggiunge Amir, guardando la moglie e i figlioletti zampettare in cucina - Non lo so. Non ci credo». Scuote la testa, vuole scacciare quei pensieri orribili. Ma il filo del dramma si riannoda e non gli dà pace. A partire dalle parole dei parenti, arrivate da Debar. «Dopo aver confessato, Blerta si sarebbe rivolta alla sorella Mukades: Adesso siamo rimaste sole. Almeno tu verrai a trovarmi in carcere?». Ma Mukades le avrebbe risposto di non avere più sorelle: «Io sono sola, tu per me sei morta».
SENZA SCAMPO
Ormai non ci sono più dubbi sulle responsabilità di Blerta. Gli inquirenti macedoni hanno costruito un castello accusatorio che non le darebbe scampo. «Hanno subito battuto la pista italiana - chiarisce Amir - perché da noi uccidere donne e bambini non è ammissibile. Qualsiasi sia il movente».
L'INCREDULITÁ

Nessuno di chi conosce Blerta riesce a immaginare cosa l'abbia spinta a quel gesto estremo. I soldi? L'eredità? «Stavano tutti bene economicamente - dice Amir - e si aiutavano. No, i soldi dell'eredità li escludo». E allora bisogna dare ascolto ai sussurri che parlano di un grande amore. L'amore della vita per Blerta. Ma papà Amit disapprovava. «Non lo so - conclude Amir - se sia vero. Quando li ho incontrati, lo zio e Blerta erano affiatatissimi. Mai uno screzio». Resta il fatto che nel cuore della 28enne si annidava un tarlo spietato che l'ha spinta a comprare una pistola, assoldare due complici e sterminare tutti.
Roberto Ortolan
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino