ALPAGO «Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese».

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«Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese». Un passo del vangelo secondo Luca che, metaforicamente, ha riassunto lo spirito con cui il senatore della Lega Paolo Saviane, 59 anni, ha vissuto gli ultimi cinque anni, combattendo contro un tumore per poi andarsene per un attacco di cuore proprio quando il buio sembrava attenuarsi. Saviane è morto venerdì all'ospedale di Padova dopo una settimana di coma indotto. Le parole di don Christian Mosca hanno ricordato il calvario di un uomo che proprio in forza di quel male si è «tenuto pronto, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese. Amando ogni giorno della sua vita anche nella sofferenza». Sempre come fosse l'ultimo.

«GENTILE E MITE»
La chiesa di San Bartolomeo di Puos, ieri pomeriggio, non è bastata a contenere le centinaia di persone accorse per tributare l'ultimo saluto ad un uomo da tutti definito «gentile, mite», che, come ha ricordato il parroco, usava spesso la parola «grazie». È arrivato anche il leader della Lega, e senatore, Matteo Salvini, giunto appositamente da Milano assieme alla figlioletta. Prima della funzione ha voluto incontrare i famigliari, portando loro il conforto di un abbraccio, quasi reciproco perché anche la Lega ha perso uno dei pezzi più solidi.
LE PERSONALITÀ
C'erano una quarantina di parlamentari con Paolo Tosato in rappresentanza della presidente del Senato Maria Elisabetta Alberta Casellati che ha voluto inviare una corona di fiori. Poi c'erano i ministri Erika Stefani e Federico D'Incà, il presidente della giunta regionale Luca Zaia, il prefetto di Belluno, Mariano Savastano, l'assessore regionale e grande amico Gianpaolo Bottacin. Tanti sindaci, i rappresentanti delle associazioni di categoria, delle forze dell'ordine, del Soccorso alpino, dell'Associazione alpini.
IL DOLORE COMPOSTO
La chiesa non è riuscita a contenere tutti, costringendo ad allestire posti anche all'esterno. In chiesa, in prima fila le figlie Beatrice e Arianna e la compagna Daniela Coden, chiuse in un dolore composto. A fianco, la bara rivestita di fiori di campo, semplici come era l'animo di Paolo che spesso amava passeggiare tra i prati e fotografare la flora. E ieri su quel cuscino di fiori umili si è chiuso il cerchio della vita che sempre torna alla madre-terra.
Il parroco ha ricordato anche l'amore profondo per il territorio e per la sua attività politica. «Un servizio - ha detto don Mosca riferendosi al ruolo di parlamentare - che svolgeva con elegante sobrietà».
La messa è stata accompagnata dai canti del Coro Dolada iniziati con la Preghiera e conclusisi con la preghiera degli alpini, Signore delle cime. Perché Paolo era stato un alpino e ci teneva ad esserlo ha ricordato il parroco.
Prima di chiudere don Mosca ha portato a tutti il ringraziamento della famiglia per la sentita partecipazione. Poi il momento della sepoltura, al cimitero di Puos, vissuto nell'intimità degli affetti più cari ai quali resta il peso di un dolore che solo il tempo attenuerà.

Lauredana Marsiglia
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Il Gazzettino