Lo Stato taglia i trasferimenti, i Comuni compensano tassando e i cittadini pagano il conto. E' un cortocircuito capace di mandare in tilt il federalismo fiscale e di svuotare le...
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Ma proprio in vista della promessa abolizione della tassa sulla prima casa, Matteo Renzi rassicura sul fatto che i Comuni saranno «integralmente» rimborsati. «I soldi in meno della Tasi/Imu saranno restituiti integralmente ai Comuni. E il tuo bravo sindaco saprà farne prezioso uso», spiega il premier. «Smettere di tassare la prima casa - osserva ancora - è giusto e anche equo in un Paese dove l'81% degli italiani ha sudato per acquistarsi un'abitazione».
Sta di fatto che i tagli agli enti - spiega la Corte dei Conti - si avvicinano dal 2008 ad oggi a quasi 40 miliardi, risultato della riduzione dei trasferimenti statali di 22 miliardi e di un calo dei finanziamenti per la sanità di 17,5 miliardi. I magistrati contabili evidenziano come dalla riduzione dei trasferimenti dello Stato «è derivato, per gli enti locali, un inasprimento della pressione fiscale». E se i Comuni hanno risposto ai tagli con una revisione al rialzo delle aliquote Ici-Imu (gli aumenti generalizzati hanno visto gli incassi passare dai 9,6 miliardi di euro del Ici 2011 ai 15,3 miliardi del 2014 ), le Regioni hanno puntato sul taglio degli investimenti e dei servizi con una compressione delle funzioni extra-sanitarie. La Corte sottolinea inoltre come «la concessione ai Comuni di più ampi margini di manovra sul piano fiscale, in conseguenza del permanere di una disciplina del patto fondata sul criterio del saldo di competenza mista, «ha favorito l'emergere, specie in materia di imposizione immobiliare, di una congerie di regimi differenziati per aliquota, sistemi agevolativi e detrazioni fiscali». In più, evidenziano i giudici contabili, «gli strumenti di coordinamento fra prelievo centrale e locale non hanno evitato che si producesse un aumento della pressione fiscale complessiva». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino