Alla terza condanna scatta la custodia cautelare in carcere

Alla terza condanna scatta la custodia cautelare in carcere
Ha patteggiato un anno e otto mesi di reclusione per tentata rapina...

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Ha patteggiato un anno e otto mesi di reclusione per tentata rapina ma se n'è tornato mestamente dietro le sbarre. A riprova del fatto che quando possono applicare le misure cautelari i giudici non si fanno pregare. Nel caso di Vitaly Tymoshenko, il 34enne ucraino, pizzicato sabato notte mentre cercava di forzare una finestra dell'abitazione di un agente della polizia municipale in via Melan, c'erano i presupposti per il carcere, come richiesto dal pubblico ministero Sergio Dini. Tymoshenko era stato arrestato per un furto appena venti giorni prima. Il 13 gennaio scorso aveva patteggiato una pena di cinque mesi. Una condanna rimasta priva di conseguenze pratiche tanto da indurlo a riprendere come nulla fosse le sue scorribande criminose. Un ladruncolo evidentemente abituato a questo tipo di attività, senza remore nè timore delle possibili conseguenze. Non potendo inoltre fruire della sospensione condizionale della pena (il 34enne ucraino vanta una condanna definitiva ad un anno e cinque mesi per un furto in abitazione commesso ad Abano nel 2008) Tymoshenko è stato spedito al Due Palazzi. La custodia cautelare in carcere scatta infatti per una «prognosi concreta di condanna superiore ai tre anni». Sommando i tre verdetti, tutti definitivi in quanto frutto di patteggiamenti, si supera infatti la fatidica soglia. L'ucraino sarebbe probabilmente riuscito a farla franca ancora una volta se non si fosse imbattuto in S.D.L., 28enne agente di polizia con fisico da corazziere, da sei anni al nucleo motociclisti del Comune. Tymoshenko era stato sorpreso ad armeggiare attorno alla finestra al piano terra. «Gli urlo fermati, questa è casa mia - questa la testimonianza dell'agente - ma quell'uomo ha scavalcato il cancello alto quasi due metri, minacciandomi di morte se non lo avessi lasciato andare. Sì, mi gridava ti ammazzo». S.D.L. aveva saltato la recinzione e si era gettato al suo inseguimento. In una cinquantina di metri era riuscito a bloccarlo. Il ladro aveva cercato di colpirlo con il busto. Ma poi erano arrivati il padre e il cugino del vigile. In tre l'avevano circondato obbligandolo ad arrendersi.

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Il Gazzettino