Alessandro Campi La variegata compagine che sostiene in Parlamento il governo presieduto da Mario Draghi è tale anche...
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La variegata compagine che sostiene in Parlamento il governo presieduto da Mario Draghi è tale anche nell'atteggiamento che i diversi partiti (e i rispettivi leader), quelli maggiori in particolare, stanno tenendo nei suoi confronti dacché esso è nato. Costretti a convivere all'interno di un esecutivo che non risponde ad alcuna formula politica (Mattarella dixit), lo stanno facendo sulla base di comportamenti, intenzioni e obiettivi assai diversi tra loro.
Prendiamo il Pd, che di questo governo s'è sempre considerato l'azionista politico maggiore, non essendolo tuttavia sul piano dei numeri. Sin dal primo momento il segretario Letta s'è dato come scopo quello di presentare Draghi, peraltro con fastidio di quest'ultimo, come l'interprete migliore e al più alto livello della propria linea o visione politica.
Per essere il Pd il partito di riferimento dell'establishment politico-burocratico nazionale destinato, per dirla ironicamente, ad essere forza di governo anche contro la propria volontà (e quella degli elettori) quale uomo migliore dell'ex Presidente della Bce, direttamente imposto dal Capo dello Stato ai partiti riottosi e divisi, per governare la crisi pandemica e, soprattutto, il rilancio economico del Paese coi soldi a palate che verranno dall'Europa? E per Draghi quale sponda migliore contro la demagogia populista giallo-verde dell'unico partito italiano, appunto il Pd (...)
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Il Gazzettino