Aiuti alle famiglie, rischio blocco

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TRIESTE - Sul nuovo (e complicato) indicatore di reddito Isee i sindacati sono sul piede di guerra dopo aver definito il confronto di ieri con Debora Serracchiani «deludente», parlando esplicitamente di «fumata nera». I Caf, Centri di assistenza fiscale, non ce la fanno a definire i nuovi indicatori per tutti i cittadini che lo richiedono al fine di accedere ai numerosi benefici sociali regionali. E ieri, sottolineano, dalla Regione non è venuto il richiesto slittamento dei termini di applicazione al 30 ottobre, ma soltanto annunci considerati di secondo piano. È il caso dello slittamento a luglio del termine per chiedere il bonus-affitti, della promessa di sensibilizzare le banche sulla necessità di fornire gratis e velocemente le attestazioni sulle giacenze medie nei conti correnti. O anche la disponibilità delle Ater e di quella pordenonese in particolare a verificare se sia possibile allungare i tempi di applicazione delle nuove regole.

Dall'Anci, invece, viene un richiamo a «non prorogare i termini in modo indiscriminato» e troppo avanti nel tempo. I sindaci spiegano che in alcuni casi si rischierebbe di danneggiare i cittadini: «In molti casi è impossibile fare ulteriori proroghe (graduatorie per l'accesso ai servizi, graduatorie per gli asili nido, eccetera), in altri è molto pericoloso poiché aumenterebbe la probabilità di scoprire a posteriori che si sono erogati benefici a non aventi diritto».
Da Serracchiani giungono note abbastanza confortanti: «Secondo l'Inps su circa 37mila dichiarazioni sostitutive pervenute nel 2015, oltre 33mila sono giunte all'attestazione e le rettifiche sono state solo 670». Sul fronte del bonus per testi scolatici, invece, risulterebbe già presentato alle Province oltre il 70% delle domande.

Ma il tono di Giovanni Fania della Cisl e di Emanuele Iodice della Cgil non appare dei più concilianti: «Pensavamo che Regione, Anci, Upi e Uncem avessero la portata di questo problema. Invece hanno alzato un muro su cui temo andremo a infrangerci tutti. Nei primi tre mesi il nostro Caf ha già dovuto rinviare duemila pratiche e l'agenda è piena fino a giugno», afferma il primo. «Non potremo fare altro che indirizzare i cittadini alle istituzioni che hanno il compito di occuparsi dei loro problemi», incalza Iodice, visto che «non intendiamo passare per responsabili di disservizi». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino