Quali potranno essere le ricadute pratiche? La domanda è legittima. La risposta tutta da costruire. Al momento, l'indagine "Giovani e montagna: quale lavoro?", condotta dalla...
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L'indagine esplorativa, finanziata dal programma Interreg IV, Rat Dolomiti Live, Fondo Piccoli Progetti (col sostegno del Gal Alto Bellunese), ha somministrato un questionario a domande chiuse a 428 giovani (tra i 18 e i 34 anni) residenti nelle aree di montagna dell'Alto Bellunese (180 questionari), della Pusteria (105) e dell'Osttirol (143). Dopo i questionari, sono stati realizzati tre focus group e venti interviste a esperti del mercato del lavoro. Il quadro che emerge è abbastanza chiaro: i giovani bellunesi, a differenza dei colleghi pusteresi e tirolesi, avvertono maggiormente il gap tra le possibilità professionali offerte dalla città e quelle offerte dalla montagna. E denunciano maggiore instabilità rispetto al lavoro. Quanto al vivere in montagna, i giovani bellunesi intervistati criticano aspramente il servizio di trasporto pubblico e la qualità dell'offerta culturale. Diverso anche lo sguardo verso il futuro. Se i giovani pusteresi e tirolesi confidano nell'industria, nel commercio e nei servizi alle persone, i bellunesi pensano che lo sviluppo del territorio e del lavoro passi attraverso l'agricoltura, il turismo e l'artigianato.
La Fondazione Angelini pubblicherà a gennaio un volume con i risultati completi dell'indagine. Intanto, ha premiato tre ragazzi che hanno partecipato all'intervista: Lisa Da Riz (Livinallongo), Antonella Schena (Falcade) e Federico Zanettin (Pieve di Cadore). Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino