TRIBUNALEROVIGO È finito a processo per lesioni aggravate da motivi di odio etnico-razziale, oltre che di minacce, perché secondo quanto è riportato nel capo d'imputazione, il...
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ROVIGO È finito a processo per lesioni aggravate da motivi di odio etnico-razziale, oltre che di minacce, perché secondo quanto è riportato nel capo d'imputazione, il 26 ottobre scorso, venendo avvicinato a un semaforo da un giovane di origini slave che chiedeva l'elemosina tenendo in mano un cartello con la scritta: «Aiutatemi ho perso lavoro ho due bimbi molto grazie», sarebbe sceso dal proprio furgone con un tubo metallico lungo circa un metro e l'avrebbe colpito più volte. Quando una donna che ha visto quello che stava accadendo ed è intervenuta cercando di fermarlo, si sarebbe rivolto a lei, sempre brandendo il tubo e urlandole: «Fatti gli affari tuoi, altrimenti te lo dò in testa».
Ieri il processo a G.R., 52 anni, di Rovigo, difeso dall'avvocato Massimo Bellinello, si è aperto davanti al giudice Raffaele Belvederi. Nell'aggressione il mendicante, un 38enne formalmente residente a Malalbergo, un comune in provincia di Bologna, non ha riportato gravi lesioni. Nel referto medico, in seguito alla visita al pronto soccorso, la diagnosi riportata è di algie diffuse in sede di trauma da riferita aggressione, mentre la prognosi è di appena 5 giorni. A rendere più delicata la posizione del 52enne, soprattutto, la contestata aggravante della finalità di discriminazione etnica, razziale e religiosa alla base del gesto.
F.Cam.
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Il Gazzettino