Non si ferma il calo delle donazioni, anche in una regione considerata "un'orchidea in un prato di margherite" a livello nazionale e tutt'ora in grado di bastare a se stessa e di...
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«Nel 2014 - ha spiegato il presidente Ivo Baita - le donazioni sono state 8.606: 556 in meno rispetto all'anno precedente. E attualmente siamo sotto di circa trecento rispetto a dodici mesi fa». «Questo momento donazionale è molto delicato - ha confermato il presidente provinciale dell'Avis, Francesco Donno - al limite dell'autosufficienza».
Il lato positivo è che, sottolinea il direttore del Centro trasfusionale dell'Ospedale di Pordenone Raffale Catapano, per fortuna il calo della raccolta e quella dell'impiego al momento attuale sono bilanciati. Prossimo impegno è quello della donazione programmata che rappresenta però, secondo il presidente Baita, un «tavolo piuttosto traballante: il donatore con una telefonata si mette a disposizione, ma le istituzioni hanno ancora dei tempi che possiamo paragonare alla gestazione degli elefanti. Confidiamo che almeno il prodotto possa soddisfare le nostre esigenze, visto che tutti i nostri richiami restano lettera morta. Alle istituzioni chiediamo di fare la loro parte». A lanciare l'altra sfida alla Regione è il presidente nazionale Fidas, Aldo Ozino Caligaris: «In vista del rinnovo del piano sangue, io credo che dal Friuli Venezia Giulia, regione da sempre guida nella donazione possa nascere, in un percorso di organizzazione della struttura regionale, una donazione nell'orario giusto. In tutta Europa si dona il sangue dalla mattina alla sera. D'altra parte ormai la donazione di sangue non è più legata al rimborso della giornata lavorativa e infatti solo un donatore su quattro, a livello nazionale, ne usufruisce. Probabilmente mettersi alla pari con l'Europa potrebbe far sparire il discorso della giornata remunerata».
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Il Gazzettino