Addio a don Enrico Pagani il prete che amava i filosofi

Addio a don Enrico Pagani il prete che amava i filosofi
IL SACERDOTETALMASSONS La biblioteca stracolma di libri sottolineati con la penna rossa per ritrovare facilmente concetti e pensieri che poi condivideva nelle omelie invitando i...

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IL SACERDOTE
TALMASSONS La biblioteca stracolma di libri sottolineati con la penna rossa per ritrovare facilmente concetti e pensieri che poi condivideva nelle omelie invitando i fedeli a leggere. Forse, quando nei giorni scorsi è stato colto da malore, si stava concentrando sulla storia greca o su Heidegger, gli ultimi volumi acquistati. Don Enrico Pagani aveva 85 anni e dal 2 luglio 1972 era alla guida della comunità di Talmassons. Martedì scorso era stato ricoverato all'ospedale di Palmanova, sembrava qualcosa di passeggero, ma ieri le sue condizioni si sono improvvisamente aggravante ed è mancato senza poter avere il conforto di una visita o di qualche parola amica, perchè la pandemia impedisce qualsiasi contatto con i malati negli ospedali.

Originario di Lestizza, era arrivato da Gemona, comunità con cui aveva mantenuto saldi legami. Laureato in Filosofia a Padova, era stato ordinato sacerdote il 29 giugno 1960. Si è sempre dedicato allo studio, in particolare alla filosofia, la sua grande passione. Si potrebbe ricordare l'impegno per i lavori esterni e interni alla chiesa di San Lorenzo o nel campanile ristrutturato dopo i danni del terremoto, ma sono opere che per lui passavano in secondo piano rispetto alla crescita comunitaria, sociale e culturale a cui ha dedicato la vita, convinto che «una comunità è grande quando permette a tutti di camminare» e «riesce a recuperare il passato per guardare al futuro».

Parlava spesso di un lontano viaggio in Nuova Caledonia: fece il giro del mondo, sorprendendosi di quanto fosse piccolo, per andare a trovare uno dei fratelli emigrato da Lestizza. Legale rappresentante della scuola per l'infanzia Ugo Caparini, era diventato una presenza quotidiana per i bambini, che lo aspettavano all'ora di pranzo e gli correvano incontro prendendolo per mano e portandolo nella mensa. Cercavano una carezza, in cambio gli regalavano sassolini e pezzetti di legno che lui metteva in tasca. L'ultima celebrazione, prima che l'emergenza coronavirus impedisse ogni rito, non l'avrebbe mai voluta presiedere: era l'addio al maestro di musica Luciano Turello, che aveva visto crescere e formarsi una famiglia.
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Il Gazzettino