Mentre l'Adige è secco come non mai, sulle due sponde del fiume si tenterà nuovamente di gettare un ponte per la gestione del sistema idrico. La fantomatica fusione fra Polesine...
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In questi giorni ci sono stati svariati incontri carbonari. Ma nessuno ha voluto far trapelare nulla: «Per carità, basta una parola per far saltare tutto», la risposta ricorrente. E' anche per questo che oggi può succedere di tutto. Punto di snodo, secondo le voci di corridoio, e motivo per cui fino alla tarda notte di ieri tutte le ipotesi restavano congelate, nonostante la temperatura equatoriale, il ballottaggio della città di Padova. Il sindaco Massimo Bergamin avrebbe infatti atteso di conoscere se l'amico Bitonci fosse o meno tornato sindaco della Città del Santo, per avviare con lui una serie di ragionamenti, dalle elezioni politiche alle partecipate. A Padova, dai rifiuti all'acqua, passando per il gas, opera la multiutility AcegasApsAmga, che fa parte del Gruppo Hera.
Sulla sponda del no alla fusione con Cvs, qualcuno propone di rivedere lo statuto della nuova società. Aspetto che, dall'altra sponda, hanno dichiarato essere impossibile senza mandare tutto a mare. Le trattative si sono incentrate prevalentemente sui patti parasociali, ovvero gli accordi che, nella fase iniziale della fusione, mantengono alcune garanzie. A cominciare dalla formazione del consiglio di amministrazione. Su questo, da Monselice, c'è stata una netta apertura, sia su un componente in più, come sulla tempistica del rientro dei debiti di Polesine Acque nei confronti dei Comuni e sulla durata degli stessi patti parasociali. Sulla percentuale di proprietà della nuova società, 22% contro i 78% per i padovani, pochi i margini di manovra perché vorrebbe dire ripartire da zero con tutto l'iter. E l'assemblea dei soci di Cvs ha già approvato la fusione lo scorso 8 giugno con il 63,66% delle quote.
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Il Gazzettino