Accoglie gli infermieri con la pistola poi si barrica in casa per farla finita

Accoglie gli infermieri con la pistola poi si barrica in casa per farla finita
IL DRAMMAPONTE NELLE ALPI Chiama il 118 dicendo di avere bisogno di aiuto per una caduta, ma quando gli infermieri arrivano vengono accolti dal paziente armato di pistola. Li...

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IL DRAMMA
PONTE NELLE ALPI Chiama il 118 dicendo di avere bisogno di aiuto per una caduta, ma quando gli infermieri arrivano vengono accolti dal paziente armato di pistola. Li minaccia tutti e poi gira l'arma verso di sè con l'intento di togliersi la vita. Arrivano anche i carabinieri mentre dall'interno rimbomba uno sparo. Si teme il peggio. Alle 21 di venerdì 13 agosto, a Polpet di Ponte nelle Alpi, scatta un'imponente operazione dei carabinieri, giunti dalla stazione dell'Alpago e dal Nucleo radiomobile della Compagnia provinciale.

SPARI IN CASA
La scena rischiava di essere intrisa di sangue, ma fortunatamente è stata solo una clamorosa richiesta di aiuto, di ascolto. Il caso è stato risolto dal negoziatore, figura specializzata nel trattare soggetti fragili e potenzialmente pericolosi. Anche la pistola si è poi rivelata uno scacciacani, ma quanto basta, nell'aspetto, ad ingannare l'occhio meno esperto in armi.
Protagonista di un'ora di trambusto, un 52enne, ex militare, con alle spalle una storia famigliare difficile, fatta di due figli sottratti quando erano ancora piccoli. Storia che richiama alla mente i tanti casi di Bibbiano.
Da qui la caduta in una spirale fatta di psicofarmaci, alcol e solitudine. L'uomo era già noto al negoziatore, intervenuto in altre occasioni difficili. Forse da qui la capacità di stabilire rapidamente un rapporto di fiducia tanto che in venti minuti il maresciallo è riuscito a convincerlo ad uscire di casa e a farsi aiutare.
L'ARRIVO DI MILITARI
L'intervento parte alle 21 con la chiamata al 118: «Venite - dice il 52enne - ho forti dolori alla testa, sono caduto in casa». Arriva l'ambulanza ma ad attendere i sanitari c'è un paziente armato. Li minaccia e poi minaccia di uccidersi. Alla fine si barrica in casa, mentre vengono chiamati i carabinieri. All'arrivo mettono subito in sicurezza l'area, nel frattempo sentono il colpo di pistola. Temono che l'uomo possa essersi ucciso. Il negoziatore raggiunge il pianerottolo e comincia il suo delicato lavoro. Comincia a chiamarlo, lo conosce per essere intervenuto altre volte e questo agevola l'operazione. Cominciando a parlare, anche di cose che esulano quel frangente. La tensione si smorza e la capacità di ascoltare quel dolore latente che spesso si annida dietro a gesti folli, apre la strada alla fiducia, spazzando via i pensieri più tristi.
VENTI MINUTI DI COLLQUIO
Dopo venti minuti, il 52enne alza bandiera bianca. Il mediatore lo invita ad uscire in sicurezza, ovvero deponendo ogni arma e uscendo con le mani alzate. L'uomo obbedisce. Si presenta in mutande. Entrambi si siedono su uno scalino parlano ancora un po'. Poi l'ultimo passaggio con i sanitari. Il 52enne accetta di farsi ricoverare.

In casa verrà poi trova la pistola scacciacani e alcuni colpi a salve, oltre ad alcol e psicofarmaci.
L.M.
© riproduzione riservata
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Il Gazzettino