Aborto: «Ancora un calvario, dopo 40 anni»

Aborto: «Ancora un calvario, dopo 40 anni»
LA PROTESTAPADOVA Libere di scegliere e di decidere, quarant'anni dopo l'introduzione della legge 194 sull'istituzione dei consultori e sull'interruzione di gravidanza. ...

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LA PROTESTA
PADOVA Libere di scegliere e di decidere, quarant'anni dopo l'introduzione della legge 194 sull'istituzione dei consultori e sull'interruzione di gravidanza.

Un anniversario che non è passato inosservato e ha portato in piazza a Padova, così come in tutta Italia, decine di donne per evitare che quei diritti conseguiti quasi mezzo secolo fa vengano messi da parte. Anche perché a Padova - dove un presidio della Cgil Veneto e di alcune associazioni come Non una di meno ha attirato l'attenzione dei passanti di fronte ai cancelli della clinica di Ostetricia e Ginecologia dell'Azienda ospedaliera - il numero di medici obiettori è tra i più alti in Italia, arrivando a sfiorare l'80 per cento, contro il 70 per cento della media regionale.
«Siamo qui per ricordare l'importanza di una legge simile che, nonostante faccia parte dell'architettura dello Stato, non sempre viene applicata a fondo - spiega Alessandra Stivali, della segreteria della Cgil Padova - Nell'Alta padovana, il territorio dell'ex Ulss 15, il dato di medici obiettori è del cento per cento: la cosa rende sempre più difficile per una donna che è intenzionata a interrompere la gravidanza, raggiungere il proprio obiettivo. Solo che questo muro contro muro non ha senso».
La proposta della Cgil è l'apertura di un tavolo di confronto tra gli operatori della sanità padovana, che coinvolga l'Ulss 6 e i suoi ospedali e l'Azienda ospedaliera per l'attuazione di politiche con cui superare le difficoltà di quelle donne costrette a pellegrinaggi nei vari ospedali della provincia prima di trovare un medico che prenda in mano la loro situazione. Un problema che riguarda non soltanto le interruzioni volontarie delle gravidanze, ma anche la creazione dei consultori familiari.
«In alcuni consultori, che sono il primo luogo che incontra una donna interessata a fare un percorso simile - continua Stivali - ci sono sempre meno figure professionali adatte a dare risposte utili. In alcuni casi mancano psicologi, educatori, ginecologi e ostetriche che possano consigliare il percorso e aiutare le pazienti. Una difficoltà riguarda anche la prescrizione della Ru486, la cosiddetta pillola del giorno dopo, che spesso si trasforma in un calvario per la donna che la richiede: le si chiedono test, giorni di decisione e altro».

«Come se la donna non fosse in grado di prendere una decisione simile - continua Leila, attivista del movimento Non una di meno - necessitando sempre di un consiglio da parte di chi ne sembrerebbe sapere di più. in Italia viene concessa nel 15 per cento dei casi, ed è questo il tasso più basso di tutta Europa: un dato che da solo ci spiega il dramma di chi è costretto a girare diversi consultori e ambulatori per ottenere la concessione della pillola».
Nicola Munaro
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Il Gazzettino