Abiti ai poveri, il grande inganno

Abiti ai poveri, il grande inganno
Hanno ingannato diverse centinaia di cittadini che hanno donato i loro beni pensando fossero destinati agli italiani in difficoltà. Ma sono finiti nei guai, denunciati, in...

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Hanno ingannato diverse centinaia di cittadini che hanno donato i loro beni pensando fossero destinati agli italiani in difficoltà. Ma sono finiti nei guai, denunciati, in quattro, non per truffa, perché in questo caso si procede con la querela delle singole persone, ma per traffico illegale di rifiuti, in concorso: un reato che prevede la reclusione da uno a 6 anni.

A scoprire il raggiro, già messo in luce in Friuli qualche anno fa grazie a un'indagine dei carabinieri coordinati dal maggiore Pasquale Starace, è stata questa volta la Guardia di finanza di Gorizia che, con l'operazione Restyling, ha individuato i meccanismi del traffico. Le Fiamme gialle hanno accertato un trasferimento dal Friuli Venezia Giulia alla Campania di circa 120 tonnellate d'indumenti usati.
Ma come si erano attrezzati i malviventi? Per mesi, a partire dal dicembre 2014, senza autorizzazione dei Comuni, gli indagati avevano affisso in parecchi centri delle province di Gorizia, Udine e Trieste, dei volantini intestati ad Aiuto Italia e al Partito dei poveri che chiedevano ai cittadini a donare capi d'abbigliamento e accessori in buono stato per finalità umanitarie e per prestare aiuto e assistenza a italiani in difficoltà. Poi, con un furgone, a turno, in cambio di una misera ricompensa, usavano 16 pakistani e afghani, tutti richiedenti asilo domiciliati a Trieste, per il ritiro dei sacchi d'indumenti lasciati fuori dalle case. Quindi li mettevano subito in un deposito, nascosto e sorvegliato, a San Giorgio di Nogaro. Da qui gli abiti usati, con falsi documenti di viaggio e con la compiacenza di un'impresa di trasporto a Napoli, venivano portati a Caserta per la selezione per tipologia, e rivenduti all'estero: in Bulgaria, Grecia, Albania, Egitto, Giordania, Tunisia, Guinea, Pakistan e Sudafrica.
I malviventi lucravano così sulle donazioni di chi si era privato dei propri indumenti nella convinzione di offrire aiuto concreto ai bisognosi. L'azienda campana è stata perquisita dai finanzieri goriziani che, tra i pacchi di abiti pronti per essere venduti all'estero, hanno rinvenuto proprio i volantini affissi in quasi tutto il territorio del Friuli Venezia Giulia. I due organizzatori della raccolta umanitaria, domiciliati tra le province di Como e Monza Brianza, il titolare dell'impresa di trasporto e l'amministratore della società casertana, questi ultimi residenti nel Napoletano, sono stati denunciati, in concorso, per traffico illegale di rifiuti.

L'autorità giudiziaria ha disposto la conclusione delle indagini preliminari, notificata agli indagati. Al vaglio dei finanzieri la posizione debitoria con il Fisco dell'azienda campana che speculava sul traffico illegale di rifiuti ottenendo a costo zero gli abiti raccolti dagli extracomunitari. La società, con cinque operai alle dipendenze, tra il 2014 e il 2016, ha fatturato circa due milioni di euro.
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Il Gazzettino