A settembre il Maddalena sarà in mano al Comune

A settembre il Maddalena sarà in mano al Comune
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COMMENDA
ROVIGO Firmato il contratto preliminare per l'acquisizione dell'ex ospedale Maddalena, a settembre avverrà il passaggio di proprietà definitivo e inizierà il cantiere che si concluderà nel 2023 per restituire alla città un edificio chiuso da oltre venti anni. L'acquisizione dello stabile costerà 2,6 milioni e comprende anche le spese notarili e vari oneri su cui si sono accordate le parti. La spesa rientra negli ormai noti 13,5 milioni statali. In questo modo viene liberato dall'ipoteca bancaria che gravava sul bene immobile, arrivando così alla chiave di volta per poter definitivamente far partire un progetto che ormai sembrava destinato a prendere polvere nei cassetti del municipio per chissà ancora quanto tempo.

IL CAMMINO
Adesso, come detto, ci sono tre anni di tempo per fare tutto. Incluso gestire la parte burocratica, che richiederà l'attivazione in Comune di un piccolo team gestito dal responsabile unico del procedimento Ruggero Tezzon. Quando quest'ultimo andrà in pensione nella primavera del prossimo anno, sarà con grande probabilità sostituito da un componente degli uffici dei Lavori pubblici.
Il progetto è nato nel 2016 durante l'amministrazione Bergamin, che decise di partecipare all'allora bando di finanziamento dell'ex governo Renzi per riqualificare una zona della città. La proposta rodigina è arrivata tra le ultime posizioni in classifica, ma ha ottenuto il finanziamento, uno dei più consistenti se paragonato con le altre città in gara. In tre anni l'iter si è bloccato più volte, i litigi tra Bergamin e le due ditte proprietarie del Maddalena (Cefil Srl e Reale Mario Srl) hanno costretto Tezzon a modificare il progetto e proprio questo ha fermato tutto per lungo tempo. Poi ci si è messo il congelamento dei fondi del Governo 5 Stelle-Lega e il successivo sbrinamento, ma cambiando le norme di erogazione, ossia a lavori fatti e non prima. Tutto ciò fino all'intervento del sindaco Edoardo Gaffeo, che ha spiegato che «qualsiasi amministrazione si muove nell'alveo della continuità amministrativa, quindi è evidente che se ci sono delle progettualità che non sono state completate e che comportano l'acquisizione di importanti forme di finanziamento è dovere dell'amministrazione successiva fare il possibile per ottenere il migliore risultato. All'epoca era stata fatta parecchia confusione, ricordo che tutto si è incastrato sul tema della rimodulazione del progetto inizialmente inviato a Roma. È stato lì lo scontro su cui devo dire che forse un minimo di merito questa amministrazione se lo porta a casa. Avere gestito questa situazione con il gruppo di monitoraggio di Palazzo Chigi ha implicato una serie di iniziative, osservazioni, modifiche del progetto che ci ha visto protagonisti».
IL NODO

Due dei cinque piani dello stabile rimarranno grezzi a seguito della rimodulazione e della necessità di acquistare lo stabile. Il terzo e quarto piano saranno utilizzati solo parzialmente e dà ampi spazi di manovra per il futuro di quello stabile. «In questo momento non c'è nulla di definito. È evidente che lo scoglio principale sarà trovare forme di finanziamento aggiuntive per concludere l'opera. Avere a disposizione uno spazio di quel genere ci consente di fare una serie di riflessioni. Parlando di spazi in dotazione all'amministrazione, l'ipotesi è che siano messi a disposizione dei cittadini. Abbiamo una carenza storica in termini di spazi pubblici per associazioni e luoghi di ritrovo e per attività di progettazione».
A.Luc.
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Il Gazzettino