A 33 anni vola in Uganda: «Io, medico nella mia Africa»

A 33 anni vola in Uganda: «Io, medico nella mia Africa»
VOLONTARIATOPADOVA Andrà a dare manforte alla sua Africa. Paola Bordin, dottoressa originaria di Padova, parte oggi per l'Uganda, dove per sei mesi lavorerà con Medici con...

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VOLONTARIATO
PADOVA Andrà a dare manforte alla sua Africa. Paola Bordin, dottoressa originaria di Padova, parte oggi per l'Uganda, dove per sei mesi lavorerà con Medici con l'Africa Cuamm per rafforzare il sistema sanitario che fa riferimento all'ospedale di Aber, per la salute di mamme e bambini.

Trentatré anni, specializzanda in Igiene e Salute Pubblica proprio a Padova, per Paola sarà la prima volta in Africa, anche se è un progetto a cui pensava da molto tempo. «Ho sempre avuto l'idea di andare a lavorare in Africa racconta perché fin da piccola ho sentito parlare del Cuamm e questa possibilità è sempre stata nella mia testa. Mi piace l'approccio dell'organizzazione, orientato allo sviluppo e alla possibilità di rendere autonomi i paesi e i sistemi sanitari, nel lungo periodo. Vado in Uganda perché mi affascina come esperienza professionale: scriverò la tesi sul mio periodo all'estero e dopo la specialità non escludo di poter lavorare nella cooperazione». L'ultimo anno ha visto i medici igienisti in prima fila contro il Covid-19, ponendo molte sfide sia ai giovani medici, che ai più esperti. «L'anno trascorso continua Paola Bordin è stato duro: come molti specializzandi all'ultimo anno la scorsa primavera mi sono trovata ad avere molta responsabilità nella gestione della risposta al Covid-19, in un periodo in cui non si sapeva davvero nulla del virus e ogni settimana lo scenario cambiava radicalmente. Sono felice ora di partire: penso che ci possa essere bisogno dappertutto del nostro lavoro di medici. Qui abbiamo al Covid-19, ma anche in Uganda c'è, come tante altre malattie dimenticate!». In Uganda, come negli altri sette paesi in cui Medici con l'Africa Cuamm è presente, nell'ultimo anno è stato necessario lavorare intensamente per mettere in sicurezza gli ospedali e le comunità contro il Covid-19, che minaccia anche l'Africa e preoccupa per gli effetti secondari che genera. L'ospedale di Aber da quasi dieci anni assicura il parto assistito a migliaia di donne, nell'ambito del programma Prima le mamme e i bambini. 1000 di questi giorni, ma garantisce anche cure contro malaria, tubercolosi, hiv.

F.Capp.
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Il Gazzettino