«Violenze continue fino all'orrendo omicidio del mio unico figlio»

«Violenze continue fino all'orrendo omicidio del mio unico figlio»
Non perde occasione per raccontare la sua storia di donna vittima della violenza di un uomo. La mamma di Alessandro Minto vuole dare la sua testimonianza proprio il 25 novembre,...

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Non perde occasione per raccontare la sua storia di donna vittima della violenza di un uomo. La mamma di Alessandro Minto vuole dare la sua testimonianza proprio il 25 novembre, giornata internazionale contro la violenza alle donne. Si sente doppiamente vittima: prima perchè l'uomo che ha sposato e che diceva di amarla l'ha maltrattata per anni e poi perchè quello stesso uomo ha ucciso il loro unico figlio. Un solo fendente al cuore inflitto dal 70enne Guerrino Minto il 26 luglio del 2013 al figlio Alessandro nella loro casa di Campagna Lupia. Un unico colpo inferto con un grosso coltello da cucina che non ha lasciato scampo al giovane all'epoca 21enne. Da allora la madre del ragazzo, Ilieva Latchezara di origini bulgare, vive aggrappata ai ricordi.

«L'amore per la persona sbagliata mi è costato caro - racconta la donna in occasione del 25 Novembre - dopo due anni di matrimonio quell'uomo si è trasformato in mostro e sono iniziate violenze sia fisiche che psicologiche. Anni di violenze. Straniera, con un figlio piccolo, senza la cittadinanza italiana. Ho cercato di sopportare e di proteggere mio figlio di pochi anni». Ma alla fine non ce l'ha più fatta e Ilieva, che in Italia si fa chiamare Lucia, fa denuncia. «Sono finita più volte al pronto soccorso per farmi medicare le ferite - racconta la donna con la voce rotta dal pianto - Alla fine ho fatto una lunga denuncia alle forze dell'ordine e le assistenti sociali del Comune di Venezia hanno portato via da quella casa me e mio figlio. Siamo stati per otto mesi in una casa protetta del Comune di Venezia». Poi la donna è riuscita a ricrearsi un po' di normalità: un lavoro, una casa e la vita assieme al suo bambino. Ma era una donna sola che doveva lavorare e anche accudire il suo ragazzino. Così quando Alessandro ha 13 anni sono ancora una volta le assistenti sociali che riavvicinano il minore al padre e Alessandro si trasferisce nella casa colonica del padre in via 1. Maggio a Campagna Lupia dove è stato poi ammazzato. Guerrino Minto è stato condannato a 15 anni, ma in carcere in realtà è rimasto undici mesi. Poi è stato trasferito in una comunità ed ora è ai domiciliari nella sua casa dove vive con l'anziana madre. «È un'ingiustizia - conclude la donna - un uomo che ha picchiato la moglie e ucciso il figlio è pericoloso. Non può rimanere libero».

Raffaella Ianuale

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Il Gazzettino