E' un "Black cat" che porta bene. A ormai un anno dall'uscita del suo album - il tredicesimo in studio - Zucchero "Sugar" Fornaciari continua a...
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Zucchero torna all'Arena con uno show di quasi tre ore e una scaletta che cambia ogni sera. Un vanto, per il bluesman, reso possibile dalla super band internazionale formata da 12 elementi (compresa la leggenda dell'organo Hammond Brian Auger), che gli consente modifiche anche all'ultima ora. Dopo l'Oceania (tra cui una data alla Opera House di Sydney), il Giappone e il ritorno in Europa, il tour passerà anche in America Latina tra Argentina, Brasile, Perù e Messico. Non si ferma quasi mai, e quando lo fa è solo per ritrovare il sapore della sua terra. «Amo vedermi con Francesco Guccini - racconta, prima del debutto veronese - il suo linguaggio mi assomiglia molto. Con lui parliamo dell'Emilia, della montagna, delle nostre radici. Prima di essere folgorato da Ray Charles e Otis Redding volevo essere come lui: ho un intero LP di canzoni alla Guccini registrato con un vecchio due piste! Chissà, magari potrei lavorare a delle cover di suoi brani». E' uno Zucchero carico di emozioni, reduce, da poche ore, da un live a 2500 metri di altezza, in Austria (a Ischgl). «Devo sempre ricordarmi di non bere troppo lì - scherza - Una volta ero ad un evento analogo, avevo bevuto senza mangiare e quando mi hanno portato via in elicottero sono crollato. L'alcol gioca brutti scherzi in montagna». Niente alcol a Ischgl, ma anche lì un record: ha superato i 19.500 spettatori paganti fatti registrare da Bon Jovi: «Io ne ho fatti 21mila».
Non le manda a dire, quando si tocca l'argomento dei talent: «Non ce l'ho con i talent per quello che sono - spiega - ma per l'ingranaggio vizioso che hanno creato: non si parla mai di musicisti. Lì non ci sono persone che fanno musica, ma persone che sanno comunicare. Alcune sanno riempire gli stadi, non lo nego, comunicando anche cose ovvie e banali. La musica, in questo caso, non c'entra ed è rimasta indietro. Insomma: è come se si chiedesse ad un contadino di produrre tovagliette, invece di zappare la terra". E ancora: «I talent sono tutti stereotipati, presentano persone che parlano tutte allo stesso modo. Quei ragazzi sanno stare su un palco, ma magari non sanno tenere una chitarra. Io penso che si debba aiutare chi fa per davvero musica ma non ha sbocchi». Il cantautore ha anche una sua ricetta speciale risollevare le sorti del mondo della musica: «Bisognerebbe distruggere le multinazionali con le bombe e avere delle piccole etichette indipendenti, ma sul serio». Se le bombe non cadranno, comunque, Zucchero onorerà l'impegno con la sua Universal, che lo vincola ancora per un album. «Credo che lo inizierò a scrivere nel 2018, poi non so. Mi sentirei bene anche un songbook italiano, purché siano cover non superfamose e canzoni che ritengo bellissime cambiate totalmente dall'originale, come 'L'immensò di Minghi'». Quanto a possibili collaborazioni future, sono escluse quelle con I rapper: «Ospitarne uno? E per fare cosa? No, e poi il periodo dei duetti è passato». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino