Il centro Ares: «Zlatan libero non per nostra decisione»

Zlatan e l'ex moglie
VENEZIA - Zlatan Vasiljevic era tornato libero con la sentenza della Corte d'Appello del 2 febbraio 2021: riduzione di pena, concessione della sospensione condizionale e...

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VENEZIA - Zlatan Vasiljevic era tornato libero con la sentenza della Corte d'Appello del 2 febbraio 2021: riduzione di pena, concessione della sospensione condizionale e revoca delle misure cautelari. Un verdetto pronunciato sulla base delle valutazioni espresse dal Serd dell'Ulss 8 Berica e dell'associazione Ares di Bassano del Grappa, come si legge nero su bianco nelle motivazioni del dispositivo. Ma ora proprio il Centro per l'ascolto e il cambiamento di uomini autori di violenza si chiama fuori da quella decisione, destinata come gli altri passaggi della procedura giudiziaria a finire sotto la lente degli ispettori inviati in Veneto dalla ministra Marta Cartabia, ridimensionando il proprio ruolo nella vicenda e arrivando a puntare il dito contro gli organi di informazione, che in questi giorni hanno documentato il duplice femminicidio a Vicenza di Gabriela Serrano e Lidija Miljkovic.

DUE ANNI FA

Premette la realtà di cui è presidente lo psicoterapeuta Brian Vanzo e vice lo psicologo Umberto Battaglia: «Una tragedia. Un dolore incommensurabile. Un momento in cui rispetto e cordoglio dovrebbero prevalere, ma in cui è necessario chiarire la verità dei fatti, per dovere di cronaca e per fornire dati ed elementi corretti». Questa è dunque la versione di Ares: «Zlatan Vasiljevic non era in carico al nostro Centro. Lo è stato ben due anni fa e per un tempo limitato. Al momento dell'abbandono del percorso, sconsigliato dal nostro operatore, è stato prodotto un resoconto che attesta unicamente la presenza agli incontri. Nessun diplomino come purtroppo riportato e diffuso».

LA CONDANNA

Agli atti del procedimento riguardante Vasiljevic, ricostruito venerdì dal procuratore Lino Giorgio Bruno, risulta che il 42enne seguì il corso per sette mesi, dopodiché la struttura formalizzò una certificazione che la Corte d'Appello tenne in grande considerazione, alla pari di quella presentata dal Servizio per le dipendenze. I magistrati decisero infatti di ridurre la condanna di 4 mesi, sospendendo la pena e revocando le restrizioni, per questa ragione: «La dichiarazione del 28 luglio 2020 dell'Associazione Ares attesta, analogamente, l'esito positivo del percorso psicologico rieducativo cui si è sottoposto il Vasiljevic dall'11 dicembre 2019 al 27 luglio 2020. A fronte di tali risultanze, deve esprimersi una prognosi favorevole circa la futura astensione dell'odierno imputato dalla commissione di altri reati».

IL PUNTO

Secondo il Centro, i media (non viene precisato quali) avrebbero mistificato la sua posizione: «Comprendiamo che la velocità richiesta dai tempi della comunicazione, sia spesso prioritaria, ma ciò non deve prevalere rispetto alla veridicità dei fatti. Il rischio è quello di vanificare anni di intenso lavoro svolto sempre a tutela delle vittime e dei minori, lavoro congiunto sia da parte del nostro servizio che del coordinamento nazionale Re.Li.Ve. (Relazioni libere dalle violenze, ndr.), oltre che delle istituzioni tutte e della Commissione di inchiesta sul femminicidio». Il punto però è che secondo i giudici Ares attestò «l'esito positivo del percorso psicologico rieducativo», mentre l'associazione dichiara di aver certificato «unicamente la presenza agli incontri». È evidente che si tratta di affermazioni completamente diverse, su cui non è escluso che possano svolgere approfondimenti gli ispettori del ministero, data la rilevanza di quello snodo nella concatenazione dei fatti.

LE LINEE GUIDA

Nel merito dell'attività effettuata, il Centro precisa che «i percorsi che vengono applicati rispondono alle linee guida nazionali», a loro volta «ispirate a quelle europee», ma «non prevedono l'obbligatorietà». Viene così ribadito che Vasiljevic «aveva, nostro malgrado, interrotto volontariamente, due anni fa, il programma di trattamento, che ci sentiamo di affermare è stato condotto in modo coscienzioso e professionale». Conclude l'associazione: «Questa consapevolezza, aperta a ogni tipo di approfondimento da parte delle Autorità competenti, ci porta anche a renderci disponibili a rispondere del nostro operato con trasparenza». Il primo atto dell'ispezione consisterà nella richiesta di una relazione ai vertici degli uffici giudiziari.

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Il Gazzettino