«Zitta sei la mia asina: devi subire»: assolto perché in Marocco è normale

«Zitta sei la mia asina: devi subire»: assolto perché in Marocco è normale
FELTRE - «Stai zitta, tu non sei la mia donna, sei la mia asina: devi subire in silenzio». Così il marito si rivolgeva alla moglie, insultandola e...

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FELTRE - «Stai zitta, tu non sei la mia donna, sei la mia asina: devi subire in silenzio». Così il marito si rivolgeva alla moglie, insultandola e maltrattandola, secondo l'accusa della Procura. «In Marocco quando si litiga si usa così - hanno spiegato i testi nel processo -: la donna viene chiamata asina e lei a sua volta si rivolge all'uomo dandogli dell'omosessuale». A.L., marocchino 48enne residente a Feltre, alla sbarra per maltrattamenti e lesioni alla fine è stato assolto. La sentenza è arrivata ieri in Tribunale a Belluno. Il pm Sandra Rossi aveva chiesto 3 anni di reclusione. Difficile però provare l'accusa visto che la stessa vittima in aula aveva ritrattato quanto denunciato ai carabinieri. Il giudice Angela Feletto, accogliendo le richieste del pm Sandra Rossi, ha disposto la trasmissione degli atti in Procura per l'ipotesi di falsa testimonianza. 


La donna ha raccontato in aula che il marito «era soltanto nervoso». Che capitavano cose come accadono in tutte le famiglie. Eppure fu il bimbo della coppia, sposata da oltre 20 anni, in un'occasione a chiedere l'intervento dei carabinieri. «Non c'è nessun certificato medico o di struttura per donne maltrattate», ha sottolineato l'avvocato della difesa, Silvia Dolif, nella sua arringa, chiedendo e ottenendo l'assoluzione.

I fatti contestati al marito-padrone vanno dal 2013 a settembre 2014, periodo in cui lo straniero avrebbe percosso la moglie con la frequenza di «una due volte al mese» «trattandola come una serva». Per lui lei doveva stare zitta, sempre, anche di fronte alle sue frequenti relazioni extraconiugali che l'uomo intratteneva in maniera «ostentata ed evidente con numerose altre donne». La presunta vittima però ha detto di non essere mai stata picchiata: «Urlava solo, perché era nervoso». Anche il teste chiave che avrebbe assistito ai maltrattamenti non si è mai presentata in aula: ieri all'ennesima assenza il giudice ha proceduto oltre invitando a concludere. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino