Zaia e il bilancio senza autonomia: «Da Roma tanti oneri, poche risorse»

Zaia e il bilancio senza autonomia: «Da Roma tanti oneri, poche risorse»
Da qualunque parte lo si guardi, sono i tagli il filo conduttore del bilancio regionale 2016. Il presidente Zaia segnala che il budget di spesa libera per gli assessori si...

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Da qualunque parte lo si guardi, sono i tagli il filo conduttore del bilancio regionale 2016. Il presidente Zaia segnala che il budget di spesa libera per gli assessori si è ridotto dai 491 milioni del 2010 a 52 milioni di quest’anno, praticamente un decimo su un bilancio di 15 miliardi di euro". Gli fa eco Marino Finozzi, il relatore sul bilancio di previsione 2016-18: le entrate a libera destinazione, quelle per tutte le politiche regionali, «sono passate da circa 11,7 miliardi del 2010 ai 943 milioni previsti per il 2016».


Il documento contabile vale 17,4 miliardi di euro, ridotti a 15,3 miliardi al netto dell’accertamento dei residui, di cui 8,7 per il sistema sanitario regionale. Sullo sfondo uno Stato che fa gravare oneri e competenze, ma riduce i trasferimenti. Il Governatore Zaia rinfresca la memoria di tutti: in Sanità, con maggiori competenze per due miliardi, solo un miliardo di maggiori risorse; la mancata chiusura delle Province costa 40 milioni; la regione è lasciata sola anche quando offre un servizio sostitutivo a 90mila bambini delle scuole materne paritarie, facendo risparmiare allo Stato 435 milioni all’anno. Nessuno di noi, ricorda il presidente, ha messo le mani nelle tasche dei veneti, niente addizionale Irpef nè sovraticket in Sanità, ma resta un fatto: la vera ricetta è "il Veneto regione autonoma" (e il costo del referendum - due milioni - troverà copertura nel bilancio). Nonostante ristrettezze e nuovi oneri, il presidnete trova due note positive: un miliardo e 100 milioni liberati dai vincoli del patto di stabilità consentendo di pagare famiglie e imprese e tiene fede alle priorità del programma di Giunta.

Che sono: il trasporto pubblico locale, con l’impegno di arrivare al biglietto unico nel 2018 e di investire sull’ammodernamento dei mezzi, oltreché sul nuovo progetto del "treno delle Dolomiti"; rendere subito accessibili i fondi comunitari (circa 2 miliardi e 400 milioni di euro entro il 2021) stanziando subito la quota di cofinanziamento regionale per il triennio 2016-2018; i fondi per avviare i cantieri per le nuove infrastrutture strategiche, la prosecuzione delle opere contro il dissesto idrogeologico, per le quali la Regione ha già investito in cinque anni 786 milioni di euro e ha predisposto progetti per altri 933 milioni. E se, come sempre, il riferimento a una qualche bacchetta magica non è fuori luogo, qualche margine di manovra in più lo si è approntato e si concretizzerà con appositi emendamenti: i 6 milioni per attivare gli “Hydrobond” presso Veneto Sviluppo con l’obiettivo di generare 160 milioni di investimenti nel territorio per il sistema idrico integrato; 1 milione di euro per il fondo Serenella (dal nome dell’imprenditrice di San Donà di Piave che l’ha proposto) che garantisce le aziende vittime di mancati pagamenti, i 50 milioni per il nuovo Policlinico di Padova (e altri 100 sono previsti nei prossimi due anni), un milione di euro per i grandi eventi da celebrarsi in Veneto (dai 500. anniversario del Ghetto di Venezia al Giro d’Italia all’adunata alpini del 2017), 100 mila euro la Fondazione Cortina 2021 e 200 mila per l’informazione in vista del referendum sulle trivelle. "Bilancio da minimo sindacale, che non fa scelte di priorità e non investe nei settori strategici" ha detto Stefano Fracasso (Pd), anzi nel bilancio ci sono temi scoperti come il Fondo per la non autosufficienza, la lotta all’inquinamento atmosferico e la difesa idrogeologica.


«Non possiamo, - ha aggiunto Alessandra Moretti - continuare a parlare solo di numeri, continuare a lamentarci di presunti tagli che abbiamo ben capito essere di gran lunga inferiori rispetto a quelli fatti dal Governo Berlusconi di cui eravate parte, ma dobbiamo sforzarci nel disegnare una visione strategica che ancora non è stata esplicitata». Jacopo Berti (M5S) ha puntato sulla necessità di riconoscere la centralità della persona, per dare una vita dignitosa agli anziani, ai disabili e alle fasce deboli della popolazione». Emendamenti sono stati presentati dai tosiani Giovanna Negro, Maurizio Conte e Stefano Casali.
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Il Gazzettino