Ritorno al giallo "anomalo", per Zaia il decreto è da rivedere Cosa cambia in Veneto da lunedì 26 aprile

Ritorno al giallo "anomalo", per Zaia il decreto è da rivedere Cosa cambia in Veneto da lunedì 26 aprile
Altri due giorni di arancione, poi, da lunedì 26 aprile, il Veneto sarà in fascia gialla. Ma sarà un giallo anomalo che, ad esempio, non consentirà...

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Altri due giorni di arancione, poi, da lunedì 26 aprile, il Veneto sarà in fascia gialla. Ma sarà un giallo anomalo che, ad esempio, non consentirà l'apertura dei ristoranti a pranzo, perché le tavolate saranno sì possibili, ma solo all'aperto. Si potrà giocare a calcio, ma non andare in palestra. I ragazzi delle superiori torneranno in classe, ma non tutti, perché corriere e treni non sono sufficienti con una capienza dei mezzi al 50%. La situazione dal punto di vista sanitario però è migliorata, tanto che ieri il direttore generale della Sanità della Regione del Veneto, Luciano Flor, ha inviato una circolare alla Ulss disponendo la riapertura negli ospedali delle attività chirurgiche e specialistiche programmate. Non si placa, intanto, la polemica sul decreto varato dal Governo: il presidente Luca Zaia anche ieri è tornato a chiedere al premier Mario Draghi di rivedere le scelte: «Mi aspetto un decreto correttivo».

 


NEGLI OSPEDALI

Chi aveva in programma una visita con prescrizione da 30 a 60 giorni di attesa, ovviamente ampiamente superati, finalmente potrà farsi operare o visitare. Solo gli ospedali Covid, come ad esempio Dolo o Vittorio Veneto, torneranno alla normalità più gradualmente. «Non serve che i pazienti telefonino al Cup, saranno tutti richiamati», ha garantito l'assessore alla Sanità, Manuela Lanzarin. «L'attuale fase epidemiologica - ha scritto Flor nella circolare indirizzata alle Ulss - vede una progressiva e costante riduzione sia dei nuovi casi di ricovero che dei pazienti complessivamente in carico presso le strutture ospedaliere».
Un trend confermato dal bollettino sanitario di ieri pomeriggio: 1.105 nuovi casi di positività al coronavirus nelle ultime 24 ore, 22 decessi, 1610 ricoverati negli ospedali con 21 posti letto liberati nelle aree non critiche e 10 nelle terapie intensive. Senza contare il monitoraggio della Cabina di regia tra ministero della Salute e Istituto superiore di sanità che ha confermato il giallo per il Veneto dopo aver accertato un indice di trasmissione del contagio Rt a 0.71, una incidenza dei contagi ogni 100mila abitanti pari a 129,27 contro il limite di 250, una classificazione complessiva di rischio bassa. Di qui la decisione, che ha avuto il parere positivo del Comitato tecnico scientifico regionale, di riprendere in Veneto l'attività di ricovero programmata non urgente, l'attività specialistica ambulatoriale e quella di libera professione intramoenia a far data da lunedì 26 aprile.
Nel frattempo l'assessore Lanzarin ha chiesto al ministero di modificare l'obbligo di sottoporre a tampone il personale sanitario (60mila addetti), il personale e gli ospiti delle Rsa (altre 60mila persone): «Sono stati pressoché tutti vaccinati, fare 120mila tamponi a settimana a chi ha già ricevuto il siero anti-Covid è una assurdità».


LE CRITICHE

Intanto le critiche al decreto riaperture non si fermano. Il governatore Luca Zaia non concorda, ad esempio, con il mantenimento del coprifuoco alle 22: «Abbiamo preso atto che il coprifuoco non è un problema dettato dai sanitari, ma, ci è stato detto, è una questione politica. Ma se è politico non è un problema, non ha alcun senso chiudere le persone in casa se il problema non è di natura sanitaria». Inoltre, secondo il presidente, rappresenterà uno scoglio per il turismo: «Chi va a fare villeggiatura in una località dove c'è il coprifuoco alle 10 di sera? Non ci va nessuno. Non è una contrapposizione con il Governo, ma la volontà di portare avanti questa istanza con le altre Regioni». Per questo Zaia ha aggiunto di sperare che il decreto «sia oggetto di un tagliando, perché è ragionevole pensare che sulla base dei dati epidemiologici a maggio si apra un nuovo scenario». Per lo stesso motivo il governatore ha detto di non capire la ratio delle misure dei ristoranti, aperti dal primo giugno dalle 5 del mattino alle 18. Con una considerazione polemica: «Inutile spendere soldi col Recovery Fund se il Pil ce lo freghiamo tutto con il coprifuoco».

 

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Il Gazzettino