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Sulla divulgazione delle intercettazioni contenute nel fascicolo d'inchiesta sui tamponi rapidi, il ministero della Giustizia ha avviato «una richiesta di istruttoria» nei confronti della Procura di Padova. L'ha rivelato il sottosegretario Andrea Ostellari (Lega), rispondendo all'interrogazione dei deputati Federico Gianassi e Andrea Orlando (Partito Democratico), i quali chiedevano se il ministro Carlo Nordio (Fratelli d'Italia) avesse «già esercitato il potere ispettivo», dopo aver stigmatizzato nell'aula della Camera la diffusione delle telefonate intercorse tra il leghista Luca Zaia e altre persone a loro volta non indagate, come ad esempio il manager sanitario Roberto Toniolo. Fra gli stralci diventati di dominio pubblico, in particolare, c'era quello in cui il presidente della Regione parlava così di Andrea Crisanti, allora professore del Bo e ora senatore dem: «Stiamo per portarlo allo schianto».
LA RIFORMA
Intervenendo nell'emiciclo di Montecitorio, lo scorso 19 gennaio Nordio aveva fatto riferimento alla legge Orlando, che nel 2017 aveva disciplinato l'uso delle captazioni con l'obiettivo dichiarato di garantire un punto di equilibrio fra le esigenze investigative, il diritto di difesa e il rispetto della riservatezza. «Peccato che proprio qualche settimana fa, nel mio amato Veneto, siano state diffuse intercettazioni aveva lamentato il Guardasigilli che riguardano il governatore del Veneto e altre persone... (applausi dal centrodestra, ndr.) che erano assolutamente estranee alle indagini.
L'ISPETTORATO
Nella sua risposta, Ostellari ha premesso che il governo Meloni «non intende in alcun modo intervenire» sulle intercettazioni relative alla mafia e al terrorismo, dopodiché ha rimarcato che «appare necessario prevenire più che sanzionare», elaborando «un sistema che limiti preventivamente il più possibile la diffusione delle intercettazioni soprattutto se irrilevanti, a tutela in via prioritaria del cittadino (in particolare se non coinvolto nell'attività investigativa) ma anche della segretezza delle investigazioni stesse». Poi il sottosegretario è arrivato al cuore della storia veneta: «Ciò posto, con riferimento alla specifica vicenda, attraverso gli uffici competenti, l'ispettorato generale ha avviato, come sempre avviene e avverrà in questi casi, una richiesta di istruttoria».
Pare dunque di capire che, dal piano politico dove minacciava di deflagrare, il caso Zaia-Crisanti sia stato riposizionato su un livello più tecnico. Per il comune cittadino resta comunque la domanda: i politici (di tutti i colori) che discutono sulla circolazione degli atti a disposizione di tutte le parti, sono sicuri di poter puntare il dito solo sui magistrati? Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino