Luca Zaia, orgoglioso, annuncia di aver realizzato cinquecento chilometri di percorsi ciclabili in Veneto da quando è governatore. L’occasione è stata ieri...
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«Tutto vero e apprezzabile, ma non basta» commenta il veneziano Alberto Fiorin, autore di numerosi libri e saggi sul turismo a pedali per la casa editrice Ediciclo di Portogruaro, ma con pubblicazioni anche per il Touring Club. Uno, insomma, che pedalando ha macinato chilometri su chilometri. «È vero in Veneto negli ultimi anni c’è stato un impegno su questo fronte, ma bisogna capire la differenza tra percorso ciclabile e pista ciclabile - spiega l’esperto - il primo è promiscuo e prevede il passaggio anche di auto, in genere è segnalato da cartelli di color marrone, il secondo invece è riservato alle bici ed è protetto. Il cicloturista, specie quello austriaco o tedesco, vuole le piste isolate dai veicoli».
In Veneto, invece, si procede a spot. Quindi si viaggia su una pista protetta che poi si interrompe e sfocia, se va bene, in una statale non troppo trafficata. Qualche esempio? La Treviso-Ostiglia, una meraviglia di percorso. Sessanta chilometri che da Poiana di Granfion, nel Vicentino, arriva a Treviso, anzi a Quinto, perché manca ancora l’ultimo chilometro che permetta di entrare in sicurezza in città. Idem la pista ciclabile del Brenta che da Caldonazzo, nel Trentino, entra in Veneto e si blocca d’incanto a Valstagna a pochi chilometri da Bassano del Grappa. Sullo stesso stile la pista delle Dolomiti che, giunta al Lago di Santa Croce, s’immette nel Fadalto con le auto. Ma l’eccellenza si raggiunge a Venezia, città che più di ogni altra attrae gli amanti della bici. Sul Ponte della Libertà esiste una pista ciclabile solo da un lato e bi-direzionale. Peccato che alla fine del ponte, sul lato della terraferma, sbuchi in una strada senza pista, in curva, trafficatissima. E per giunta, chi arriva da Venezia, è pure contromano. Inoltre a piazzale Roma non ci sono garage dove lasciare la bici in sicurezza e certo non è consentito portarsela a mano tra calli e ponti. «Situazioni che non vengono accettate dal cicloturista del Nord Europa che viaggia anche con famiglia e bambini a seguito e che vuole correre in assoluta sicurezza - spiega Fiorin - per questo dico che in Veneto ci sono interventi molto belli, ma non collegati. Quindi se realizzassero trecento chilometri di piste ciclabili, allora sì che saremmo soddisfatti». Tra i bijoux veneti ci sono l’anello di una sessantina di chilometri nei Colle Euganei, ma anche la pista inaugurata un mese fa, sempre da Zaia, che lungo il Sile da Treviso giunge a Portegrandi e consente poi di arrivare a Jesolo. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino