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VENEZIA - Sindacati e imprese vanno in pressing sulla Regione, che però passa la palla al Governo. Ecco com'è messa quella che Luca Zaia chiama «la partita del Green pass»: a una settimana dall'entrata in vigore dell'obbligo nei luoghi di lavoro, la sfida è tutta sui tamponi per i non vaccinati, sulla carta 300.000 da ripetere ogni due giorni. «Impossibile riuscirci senza il fai-da-te», avverte lo stesso presidente, bersagliato dalle richieste di intervento.
LE SOLLECITAZIONI
Scatta in avanti la Cgil del Veneto: «È compito delle imprese e delle istituzioni, a partire dalla Regione, evitare il caos Green pass», afferma il segretario generale Christian Ferrari, secondo cui Palazzo Balbi «deve mettere in campo gli interventi necessari a risolvere i problemi pratici dalla cui soluzione dipende il funzionamento del nostro sistema produttivo».
Come? «Riteniamo sia dovere del sistema sanitario e delle Ulss garantire costanza di approvvigionamento di tamponi alle strutture private e potenziare quelle pubbliche per assicurare il servizio», dice Massimiliano Paglini, numero uno della Cisl di Treviso e Belluno. «Chiediamo di mettere a disposizione le strutture delle Ulss, di intercedere sul Governo per la gratuità per chi deve recarsi al lavoro, di velocizzare ed autorizzare i tamponi salivari con durata 72 ore e nel frattempo, nelle strutture pubbliche, farli pagare al massimo al prezzo di costo, che sappiamo essere molto basso», aggiunge Mario Ragno, referente regionale della Uil Fpl.
Sollecita «uno sforzo aggiuntivo» pure Roberto Boschetto, presidente di Confartigianato Veneto: «Serve strutturare per tempo un sistema di punti prelievo adeguato alla richiesta nel numero e nella dislocazione e soprattutto prevedere orari compatibili con le richieste dei lavoratori affinché possano effettuare il tampone».
I CONTI
Zaia però ha fatto i conti. «Se anche fosse necessario garantire questo servizio solo a metà dei 590.000 veneti in età lavorativa che non sono vaccinati riflette sarebbe come svuotare il mare con un cucchiaino: impossibile.
Ma non c'è un rischio di contagi, che potrebbero essere occultati dalle pratiche fai-da-te, senza il controllo delle Ulss? Zaia lo esclude: «Un'impresa non ha alcun interesse a nascondere la presenza di un positivo nella sua struttura, perché sa bene che farebbe partire un focolaio. Con il test in autonomia si avrebbe anzi uno screening a tappeto. Sia chiaro, il mio non è un discorso contro il Green pass, ma un appello per tenere in piedi il sistema». A proposito di richieste, anche Cna Veneto formula la propria: «Sono necessarie linee- guida tarate sulle necessità delle Pmi», spiega il presidente Moreno De Col.
Il Gazzettino