Caso Zennaro, appello di Zaia a Di Maio: «Siamo di fronte a un sequestro»

Marco Zennaro
VENEZIA - Luca Zaia a colloquio con Luigi Di Maio sul caso di Marco Zennaro. Il presidente della Regione l'ha annunciato ieri, 13 novembre, a margine del meeting Cuamm di...

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VENEZIA - Luca Zaia a colloquio con Luigi Di Maio sul caso di Marco Zennaro. Il presidente della Regione l'ha annunciato ieri, 13 novembre, a margine del meeting Cuamm di Padova: «È una vicenda che ha dell'assurdo - ha detto il governatore - Zennaro non è colpevole di aver commesso reati contro le persone o contro patrimoni, è semplicemente una persona che qualcuno dice trattenuta, ma io dico che ci troviamo di fronte a un sequestro bello e buono. Ne parlerò anche oggi, 14 novembre, con il ministro Di Maio, onestamente devo dire che si è sempre reso disponibile a dare informazioni».


Una vicenda complicata dal recente colpo di Stato: Marco continua a essere al sicuro nella foresteria dell'ambasciata in attesa delle prossime udienze che potrebbero portare al termine della sua intricata situazione giudiziaria. Ieri, intanto, altre manifestazioni a Khartum hanno alzato il livello di tensione: il 47enne imprenditore è rimasto blindato al suo posto mentre il padre Cristiano, che l'ha raggiunto da una settimana, non è potuto uscire dal suo albergo. Il bilancio della manifestazione di ieri è stato tragico: 5 morti e diversi feriti, come riferito su Facebook dal Comitato dei medici sudanesi. Le ultime due vittime sono un uomo di 35 anni e un giovane di 18 deceduti in due ospedali a causa di «colpi di arma da fuoco dei militari», ha dichiarato il Comitato.
Come raccontato dal New York Times, le forze di sicurezza sudanesi hanno sparato gas lacrimogeni e proiettili contro i manifestanti che si erano radunati, a migliaia, per le strade della capitale sudanese e in diverse altre città per protestare contro il capo militare del Paese, il generale Abdel Fattah al-Burhan.

GOLPE
Il generale ha rafforzato il proprio potere in Sudan con il golpe del 25 ottobre con cui è stato deposto il primo ministro Abdalla Hamdok. La manifestazione di ieri è solo l'ultima di una serie di azioni, tra cui scioperi e disobbedienza civile, compiute nella speranza di spingere Burhan ad annullare il colpo di stato. Le proteste sono sostenute dagli Stati Uniti, che hanno chiesto l'immediato reintegro del primo ministro, e da altre nazioni occidentali che - nel tentativo di fare pressione sui militari - hanno sospeso gli aiuti al Paese a corto di liquidità. Ma i militari sembrano andare nella direzione opposta: giovedì il generale al-Burhan si è auto-nominato capo di un nuovo organo di governo che ha escluso i civili con cui aveva condiviso il potere dopo la cacciata del trentennale dittatore Omar Hassan al-Bashir, avvenuta nel 2019.

LA VICENDA
Un contesto che non gioca per nulla a favore di Zennaro. Marco, infatti, è trattenuto in Sudan da marzo proprio per volontà di un miliziano di Fattah al-Burhan. La vicenda giudiziaria continua a trascinarsi da mesi. In piedi sono rimaste le accuse dei processi in sede civile, dopo che i processi penali (sulle stesse accuse) sono stati vinti da Zennaro: la famiglia ha messo sul piatto una garanzia da 800mila euro per lasciare che la causa intentata dalla società di Dubai che accusava la ZennaroTrafo (l'impresa del 47enne veneziano) di non aver spedito delle forniture di trasformatori elettrici già pagati, prosegua anche senza la presenza dell'imputato. A trattenere l'imprenditore in questo momento è la mancata garanzia sulla causa presentata dal miliziano che, per ritirare la denuncia, vuole 975mila euro.


Il 23 novembre, salvo ennesimo rinvio, dovrebbe tenersi l'ultima udienza. Poi, entro due settimane, dovrebbe arrivare la sentenza.
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Il Gazzettino